Riflettori di nuovo puntati sul caso di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni di Brembate di Sopra,, in provincia di Bergamo, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata uccisa il 26 febbraio 2011. Dopo diversi anni di indagine, Massimo Bossetti è stato condannato al massimo della pena per l’omicidio di Yara Gambirasio in base a una prova considerata “regina”: quella del Dna, ritenuto infallibile. La difesa del muratore ha chiesto il riesame del materiale organico, il quale sembrerebbe scomparso. In poche parole la prova che ha incastrato Bossetti non esisterebbe più. La procura di Venezia, infatti, ha iscritto nel registro degli indagati altre due persone per frode in processo e depistaggio. (Continua dopo la foto)
Caso Yara Gambirasio, svolta incredibile nelle indagini: cos’è successo alla prova “regina”
Molto spesso, la difesa di Massimo Bossetti ha chiesto il riesame del materiale organico, il quale sembrerebbe scomparso. In poche parole la prova “regina” in base alla quale Bossetti è stato incastrato non è più disponibile. In questi ultimi giorni la Procura di Venezia ha fatto sapere che il giudice e una funzionaria del Tribunale di Bergamo sono indagati per frode in processo e depistaggio. L’inchiesta nasce da una denuncia presentata nel giugno del 2021 dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, difensori di Massimo Bossetti, alla procura veneta. Secondo loro qualcuno potrebbe aver occultato deliberatamente 54 provette contenenti il DNA che è costato l’ergastolo all’imputato. Il sospetto della difesa è che “il materiale confiscato sia stato conservato in modo tale da farlo deteriorare vanificando la possibilità di effettuare nuove indagini difensive”. (Continua dopo la foto)
Le parole di Vittorio Feltri su questa storia
Cosa accadrà ora che la prova “regina” è sparita? La Procura di Venezia cosa scoprirà ora che ha due nuovi indagati? Attraverso un suo editoriale su Libero, Vittorio Feltri su tutta questa intrigata faccenda ha dichiarato: «Non ci si venga a raccontare che Bossetti abbia potuto affascinare la ragazza, visto che questi stava rientrando a casa sua reduce da un cantiere che richiedeva un abbigliamento da manovale e guidava non una Mercedes bensì un camioncino. Yara era una adolescente sveglia, un’atleta, mai e poi mai si sarebbe accompagnata con un uomo trasandato che non aveva mai visto. Ma di questi elementi la Corte d’assise di Bergamo non ha tenuto conto, si è incaponita sul citato Dna quasi fosse il Vangelo e non uno strumento di lavoro da utilizzarsi con cura. Cura che non c’è stata, visto che esso è addirittura sparito e ora qualcuno ha aperto una inchiesta per frode e depistaggio. Auguro a Bossetti di vincere la sua battaglia, che un po’ è anche nostra».