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Drone russo esplode in Europa, allerta massima: cosa succede

Un drone russo è esploso nella notte in Polonia, a circa 80 chilometri da Varsavia, sollevando preoccupazioni in un momento particolarmente delicato, mentre negli Stati Uniti sono in corso i colloqui di pace sul conflitto in Ucraina. L’episodio ha subito assunto una valenza politica, con Varsavia che parla di “provocazione” da parte di Mosca e la NATO che esprime sostegno agli alleati, senza però un coinvolgimento diretto nelle operazioni.

Secondo le autorità polacche, il drone, identificato come una versione russa dello Shahed iraniano (Geran-2), è precipitato in un campo di grano nel villaggio di Osiny, provincia di Lublino, a poco più di 100 chilometri dal confine con l’Ucraina e a circa 90 dalla Bielorussia. L’esplosione ha provocato la frantumazione dei vetri di alcune abitazioni e sparso detriti in fiamme, ma non ci sono stati feriti. Le indagini hanno confermato la presenza di una quantità ridotta di esplosivo, sufficiente però a generare l’allarme.

Varsavia: “Mosca provoca la Nato”

Il luogo dell’impatto

Il vicepremier e ministro della Difesa Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha dichiarato che l’accaduto rappresenta “un’ennesima provocazione da parte della Federazione russa”. Il ministro ha sottolineato come l’episodio richiami precedenti simili in Lituania e Romania e non vada separato dal contesto internazionale: “Siamo in un momento cruciale, con colloqui di pace in corso. Non si può escludere che si tratti di un’azione deliberata per condizionare le trattative”.

Nato e alleati: sostegno ma cautela

Fonti interne all’Alleanza Atlantica hanno ribadito il sostegno agli sforzi della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi, composta da dieci paesi europei pronti a inviare peacekeeper in Ucraina, come riportato da Bloomberg. La NATO non sarebbe però direttamente coinvolta nella pianificazione, limitandosi a garantire che le iniziative nazionali non interferiscano con la strategia difensiva comune. Restano aperti diversi scenari sul futuro assetto di sicurezza post-tregua.

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha definito “inaccettabile” discutere di sicurezza in Europa senza la partecipazione di Mosca, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sostenuto che gli ultimi attacchi confermano “la necessità di mantenere la pressione su Mosca”.

Negli Stati Uniti, l’inviato speciale Keith Kellogg ha ribadito che le garanzie di sicurezza devono essere il primo passo verso un possibile accordo. Kellogg ha spiegato che Zelensky deve poter dimostrare al proprio popolo i benefici concreti delle trattative, prima ancora di affrontare la questione territoriale. Il presidente Donald Trump, dopo un incontro con Zelensky e i leader europei, ha avuto un colloquio diretto con Vladimir Putin, concordando sulla necessità di proseguire i negoziati e valutare un innalzamento del livello delle delegazioni.

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