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Garlasco, parla il padre di Andrea Sempio: la rivelazione a “Quarto Grado”

News tv. Garlasco, parla il padre di Andrea Sempio: la rivelazione a “Quarto Grado” – Una vicenda che torna a scuotere Garlasco a distanza di quasi vent’anni. Nel nuovo filone d’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, la Procura di Pavia ha iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. L’attenzione degli inquirenti si è concentrata su un pizzino sequestrato lo scorso maggio e su alcuni movimenti di denaro considerati sospetti. A parlarne, in collegamento con Quarto Grado, è stato il padre dell’indagato, Giuseppe Sempio.

Garlasco, parla il padre di Andrea Sempio: la rivelazione a “Quarto Grado”

«Sì, quel biglietto l’ho scritto io. Ricordo di averlo fatto, ma oggi non ha significato se si trattasse di 20 o 30 euro. Dopo tanti anni è difficile stabilire a cosa servissero», ha spiegato Giuseppe Sempio. L’appunto al centro dell’attenzione riporta la frase: “Venditti gip archivia x 20.30 euro”. Oltre al biglietto, gli inquirenti stanno valutando i movimenti bancari della famiglia risalenti a otto anni fa, compresi alcuni prelievi in contanti da 5 mila euro ciascuno. A insospettire, anche intercettazioni in cui emergerebbe la necessità di “pagare quei signori lì” con modalità non tracciabili.

Le parole della famiglia di Andrea Sempio

La madre di Andrea, Daniela Ferrari, ha respinto con forza ogni accusa: «Siamo stravolti, ma questa storia della corruzione è una grandissima cavolata che verrà smentita. Il dottor Venditti lo abbiamo visto una sola volta, nel 2017, e basta». Secondo la donna, i prelievi contestati risalenti al periodo delle prime indagini sarebbero stati legati esclusivamente al pagamento degli avvocati: «Non era un segreto, servivano solo per affrontare le spese legali. Nessuno della nostra famiglia ha mai dato denaro a Venditti». E ancora: «Il cerchio su Andrea non si stringe, perché non ha fatto niente. Chi continua a dire queste cose deve solo vergognarsi. Non sapevamo le domande degli interrogatori e nessuno ci ha favorito. Eravamo tranquilli perché la consulenza del generale Garofano ci confermava che prove contro nostro figlio non ce n’erano».

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