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Trump lancia l’allarme, altissima tensione: “Attacco imminente, si rischia una strage”

Soldati in assetto di guerra nella Striscia di Gaza

“Attacco imminente, si rischia una strage”. Trump lancia l’allarme, altissima tensione – Gli Stati Uniti hanno inviato un avvertimento chiaro e deciso: un attacco imminente di Hamas contro i civili di Gaza rappresenterebbe una grave violazione dell’attuale cessate il fuoco, faticosamente raggiunto grazie alla mediazione internazionale. Secondo quanto riferito dal Dipartimento di Stato americano, le autorità di Washington hanno allertato i Paesi garanti dell’accordo che Hamas starebbe pianificando un’azione militare nella Striscia, descrivendola come “una minaccia diretta ai progressi ottenuti”. Le autorità statunitensi hanno inoltre dichiarato che, in caso di escalation, sono pronte a “prendere misure per proteggere la popolazione di Gaza” e a sostenere la fragile tregua in atto.

Trump lancia l’allarme, altissima tensione: “Attacco imminente, si rischia una strage”

L’allerta arriva in un contesto di grande tensione, con Israele e Hamas che, dopo lunghi negoziati, erano riusciti a trovare un’intesa preliminare sulla prima fase del piano di pace. L’accordo, firmato il 13 ottobre a Sharm el Sheikh, prevede un ritiro parziale delle truppe israeliane, sebbene Israele mantenga il controllo del 53% della Striscia. Sono previsti anche scambi umanitari: la liberazione degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e il rilascio di 1.968 prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane. Tuttavia, resta irrisolto il nodo cruciale del disarmo di Hamas, condizione imprescindibile per Tel Aviv.

Miliziani di Hamas durante un'operazione militare

Blocco al valico di Rafah tra Gaza ed Egitto

Nel frattempo, le dinamiche sugli ostaggi restano al centro dell’attenzione internazionale. Hamas ha riconsegnato tutti i 20 ostaggi ancora in vita, ma solo 10 dei 28 corpi dei deceduti. Tra questi anche il fotoreporter Ronen Engel, 54 anni, rapito durante l’attacco al kibbutz di Nir Oz il 7 ottobre 2023 e riconosciuto tra i corpi restituiti. L’esercito israeliano ha assicurato che continuerà gli sforzi finché ogni ostaggio non sarà riportato in patria, vivo o morto. La situazione resta estremamente tesa anche dal punto di vista militare. Durante la notte, l’IDF ha annunciato di aver ricevuto dalla Croce Rossa i resti di altri due ostaggi deceduti, dando il via alle procedure di identificazione. Ogni restituzione di resti umani viene vissuta come un evento di rilievo nazionale, a dimostrazione dell’importanza che la questione degli ostaggi riveste per l’opinione pubblica israeliana.

Nonostante l’intensificazione degli sforzi diplomatici, il valico di Rafah, principale punto di passaggio tra Gaza ed Egitto, rimane chiuso. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito: “La guerra finirà solo con la neutralizzazione totale della minaccia armata”, escludendo qualsiasi apertura del confine fino al completo disarmo di Hamas. Questa posizione intransigente ha spento le speranze di una possibile riapertura in tempi brevi e mantiene la pressione sulla popolazione civile della Striscia. Per la gestione della fase successiva al conflitto, sono stati selezionati 15 tecnocrati palestinesi chiamati ad amministrare Gaza secondo le direttive del piano di pace. Hamas resterà escluso dal futuro esecutivo della Striscia. Tuttavia, si registrano segnali di tensione interna: il movimento islamista avrebbe avviato una serie di azioni contro i propri oppositori politici, in una sorta di epurazione preventiva che rischia di minare ulteriormente la stabilità locale. Sul piano umanitario, il Qatar ha annunciato la creazione di un ponte terrestre con l’Egitto per agevolare la consegna di aiuti alla popolazione palestinese.

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