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“Referendum”. Clamoroso! Meloni a bocca aperta: cosa sta succedendo

Elly Schlein interviene al congresso dei socialisti europei ad Amsterdam

Elly Schlein, l’attacco a Giorgia Meloni che apre la campagna Pd sul referendum – Un attacco diretto, studiato e incisivo quello lanciato da Elly Schlein nei confronti di Giorgia Meloni durante il congresso dei socialisti europei tenutosi ad Amsterdam. Dal palco, la segretaria del Partito Democratico ha affermato con decisione: «Libertà e democrazia sono a rischio con l’estrema destra al governo». Queste parole, pronunciate in un contesto internazionale, hanno dato un chiaro segnale di allarme, sottolineato dall’atmosfera solenne dell’evento, conclusosi sulle note di Bella ciao, in una cornice dal forte valore simbolico per la politica italiana.

Elly Schlein, l’attacco a Giorgia Meloni che apre la campagna Pd sul referendum

La presa di posizione di Schlein non è casuale. Il suo intervento si inserisce in una strategia ben definita in vista di un autunno politicamente caldo e di un 2026 che si preannuncia determinante per il futuro istituzionale del Paese. Il punto focale è il prossimo referendum costituzionale sulla separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, previsto per la primavera e preceduto dalla probabile approvazione definitiva del testo al Senato entro il 30 ottobre.

Il referendum sarà privo di quorum, elemento che rende l’esito ancora più incerto e aperto a ogni scenario. Un eventuale successo del fronte del No rappresenterebbe per Schlein e il centrosinistra un primo passo verso una possibile ripresa di centralità politica in vista delle elezioni del 2027. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, il Pd dovrà evitare due errori cruciali: non cadere nei tecnicismi della riforma e non appiattirsi sulle posizioni degli ambienti giudiziari, come sottolineato dalla stessa segretaria. La parola d’ordine è coinvolgimento: mobilitare l’elettorato progressista utilizzando un messaggio semplice, diretto e facilmente comprensibile. Il senatore Andrea Giorgis ha ribadito: «Dobbiamo far capire che questa riforma è un passo verso una democrazia totalitaria, quella della destra, secondo cui chi vince può tutto». Una posizione che mira a scuotere la base e a rafforzare la partecipazione al voto, contrastando la deriva giudicata autoritaria dell’attuale maggioranza.

Preparativi e alleanze in vista della consultazione popolare

La campagna referendaria rappresenta il vero banco di prova per la leadership di Schlein. Il Partito Democratico si prepara a essere protagonista attivo nella richiesta di consultazione popolare, sostenuto da un quinto dei parlamentari. L’obiettivo è non lasciare spazi all’iniziativa delle altre forze politiche, in particolare a Giuseppe Conte e al Movimento 5 Stelle, e guidare il fronte del No con determinazione. La strategia del Pd si articola su più livelli. Le dichiarazioni degli esponenti di spicco, come Francesco Boccia, Dario Franceschini e Debora Serracchiani, confermano la volontà di bloccare quella che viene descritta come una pericolosa deriva autoritaria. «Bisogna fermare le pericolose tentazioni autoritarie della destra», ricordava Franceschini già a luglio. Serracchiani, dal canto suo, definisce il ddl «un attacco diretto alla nostra democrazia», mentre la capogruppo alla Camera Chiara Braga parla di «un colpo alla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista».

Il lavoro del Pd non si esaurisce nella mobilitazione della propria base. La segreteria Schlein punta anche ad allargare il fronte referendario, coinvolgendo moderati, cattolici democratici e reti civiche per costruire un’alleanza larga e trasversale. In questa prospettiva si inserisce il dialogo con figure come Matteo Renzi e l’attenzione verso iniziative civiche come quella promossa da Ernesto Maria Ruffini con il movimento Più Uno. Il referendum del 2026 appare così come un vero e proprio spartiacque non solo dal punto di vista istituzionale, ma anche politico e culturale. Da una parte, il progetto di Meloni e della destra, che secondo Schlein mira a una centralizzazione del potere. Dall’altra, un Pd che si propone come custode dei principi costituzionali e democratici, deciso a rilanciare il proprio ruolo centrale nello scenario nazionale.

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