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Attentato Ranucci: “Sono stati loro!”. Dove porta la svolta nelle indagini

Auto della polizia sulla scena dell'attentato a Sigfrido Ranucci a Torvaianica

Personaggi tv. L’esplosione di un ordigno sotto l’auto di Sigfrido Ranucci, giornalista e conduttore di Report, ha scosso l’opinione pubblica e il mondo dell’informazione. L’attentato, che secondo gli investigatori avrebbe avuto un potenziale letale, è stato interpretato come un chiaro gesto intimidatorio. A giorni di distanza, le indagini proseguono senza sosta: nelle ultime ore è stato eseguito un arresto che potrebbe contribuire a chiarire una delle piste seguite dagli inquirenti. Una possibile svolta che apre nuovi interrogativi su chi possa aver voluto colpire uno dei volti più noti del giornalismo investigativo italiano, e su quali interessi abbia toccato la sua attività professionale.

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Attentato Ranucci: “Sono stati loro!”. Dove porta la svolta nelle indagini

Arresto del latitante Altin Sinomati

La cattura di Altin Sinomati, cittadino albanese arrestato ad Abu Dhabi, rappresenta un passaggio cruciale nell’inchiesta sulle dinamiche del narcotraffico internazionale e della criminalità organizzata nella provincia romana. Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, Sinomati, individuato dopo una lunga latitanza, era ricercato dalla Direzione Distrettuale Antimafia con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio di Selavdi Shehaj, soprannominato “Passerotto”, avvenuto sulla spiaggia di Torvaianica il 20 settembre di cinque anni fa.

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Attentato a Ranucci: narcotraffico al centro delle indagini

L’omicidio di “Passerotto” si inserisce in un più ampio scenario di regolamenti di conti tra clan criminali attivi nello spaccio di stupefacenti, in una zona già segnata da episodi di estrema violenza e da metodi riconducibili alla mafia. Le indagini hanno ricostruito un quadro inquietante di faide interne, dove la lotta per il controllo del territorio si traduce spesso in atti brutali e mirati.

La svolta nell’inchiesta è arrivata grazie alla collaborazione internazionale tra il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia e le autorità degli Emirati Arabi Uniti. Un lavoro congiunto che ha permesso di rintracciare e fermare Sinomati, già noto agli inquirenti per i suoi legami con i principali personaggi del narcotraffico romano.

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