
Dal dicembre 2020, la scomparsa di Alessandro Venturelli rappresenta una delle vicende più complesse e sentite del panorama nazionale, coinvolgendo migliaia di persone e diverse città italiane. In questi anni, la madre Roberta Carassai ha percorso chilometri e affrontato ogni segnalazione, trasformando la sua personale tragedia in una costante mobilitazione sociale. La sua determinazione ha dato vita all’associazione Nostos, che riunisce volontari e familiari di persone scomparse, diventando punto di riferimento per chi vive drammi simili.

Il caso Venturelli: una ricerca senza sosta
Nei primi giorni di novembre 2025, la speranza si è nuovamente riaccesa grazie a una serie di segnalazioni giunte da Torino: oltre sessanta avvistamenti che hanno spinto Roberta a lasciare la sua casa di Sassuolo per recarsi personalmente nel capoluogo piemontese. Ogni indicazione, anche la più incerta, viene vagliata e verificata con scrupolo, nella consapevolezza che una sola informazione potrebbe essere la chiave per ritrovare Alessandro.

Il dolore della madre e la speranza sempre viva
La gestione delle numerose segnalazioni richiede un lavoro meticoloso e organizzato. La collaborazione con le forze dell’ordine e il supporto delle volontarie dell’associazione permettono di escludere rapidamente i casi più improbabili, ma lo sforzo emotivo rimane enorme. “Ogni viaggio è una montagna russa di speranze e delusioni”, confida la madre, che nonostante tutto non smette di perseguire ogni pista, per quanto fragile possa sembrare.
Negli ultimi mesi, l’attenzione si è concentrata su alcune fotografie e video trasmessi ai familiari da cittadini o passanti che credono di aver riconosciuto Alessandro. Il controllo di queste immagini è affidato a equipe specializzate, ma spesso è la madre stessa a cogliere dettagli che sfuggono agli altri, come il modo di muovere le mani o alcuni segni particolari.
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