
Un forte boato, poi l’esplosione. In pochi secondi una normale giornata di lavoro è diventata una scena di devastazione. Le autorità locali e nazionali hanno espresso cordoglio per le vittime e assicurato che saranno presi tutti i provvedimenti necessari per fare chiarezza sull’accaduto.
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Esplosione in una stazione di polizia nel Kashmir: 9 morti e decine di feriti
Un forte boato ha scosso la tranquillità della stazione di polizia di Srinagar. L’esplosione, avvenuta all’interno del complesso di Nowgam, nel Kashmir amministrato dall’India, ha causato la morte di almeno nove persone e il ferimento di oltre trenta individui. Nel momento della tragedia, agenti e tecnici della scientifica erano impegnati nell’analisi di una vasta quantità di esplosivo sequestrato, un’attività considerata di routine ma che si è rivelata fatale per molte delle persone coinvolte.
L’incidente ha portato subito alla luce le criticità legate alla gestione di materiali pericolosi in sedi istituzionali, soprattutto in aree ad alto rischio come il Kashmir. La drammaticità dell’evento è stata amplificata dalla consapevolezza che quel materiale non proveniva da una semplice operazione di polizia, ma era il risultato di un’indagine su una rete clandestina capace di infiltrarsi nei tessuti sociali tramite persone insospettabili. Il materiale esplosivo, infatti, era collegato a un’organizzazione nota come rete dei colletti bianchi, composta da individui con ruoli professionali di rilievo e apparentemente estranei a qualsiasi attività criminale.

Da dove veniva l’esplosivo sequestrato
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’esplosivo era stato recuperato in precedenza presso il campus dell’Università Al Falah, a Faridabad, nello stato dell’Haryana. Il sequestro era avvenuto nel contesto di una complessa indagine su un gruppo che, sotto copertura di attività accademiche e professionali, stava predisponendo infrastrutture e logistica per possibili futuri attacchi. Gli investigatori hanno evidenziato come la pericolosità di questa rete criminale risieda proprio nella sua invisibilità: “la presenza di figure così integrate nella vita civile è, per gli investigatori, la chiave che spiega la pericolosità della rete dei colletti bianchi”.
Le prime analisi suggeriscono che la deflagrazione sia avvenuta durante le operazioni di campionamento del materiale sequestrato, una fase particolarmente delicata quando si trattano composti esplosivi instabili o deteriorati. La dinamica dell’incidente sembra indicare una possibile falla nelle procedure di sicurezza adottate per la manipolazione di tali sostanze, mettendo in discussione la formazione e la preparazione del personale coinvolto. Le autorità stanno ora passando al setaccio ogni fase, dal trasporto allo stoccaggio, per individuare eventuali responsabilità e prevenire tragedie simili in futuro.
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