
Il Tribunale del Riesame di Brescia ha disposto l’annullamento del sequestro dei dispositivi informatici appartenenti all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti. Il provvedimento riguarda un’inchiesta per corruzione in atti giudiziari, collegata alla vicenda di Garlasco, che da tempo catalizza l’attenzione pubblica per la sua complessità e per le numerose ripercussioni giudiziarie. L’ex magistrato era stato coinvolto dalle indagini in quanto, secondo gli investigatori, avrebbe favorito nel 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, oggi nuovamente sotto indagine per il delitto di Chiara Poggi. Il sequestro, eseguito a fine settembre, aveva interessato 11 dispositivi elettronici tra computer, smartphone ed hard disk.
La difesa di Venditti, rappresentata dall’avvocato Domenico Aiello, aveva presentato ricorso ottenendo già un primo annullamento lo scorso 17 ottobre. Il nuovo provvedimento del Riesame ordina la restituzione di tutti i beni sequestrati sia a Venditti che agli ex carabinieri Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, anch’essi coinvolti nei sequestri ma non risultanti indagati.Nel dispositivo ufficiale, il Tribunale specifica: «annulla il sequestro probatorio emesso dal pubblico ministero il 24 ottobre e ordina la restituzione ai ricorrenti di tutti i beni sequestrati». Si tratta di una decisione che segna una tappa importante nell’iter processuale e nelle strategie difensive degli imputati.
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Le conseguenze della decisione e lo stato delle indagini
Per Mario Venditti si tratta del terzo annullamento legato alle indagini sul cosiddetto “sistema Pavia”, che lo vedono coinvolto per presunti reati di corruzione e peculato. Tuttavia, nonostante il pronunciamento a favore, l’ex procuratore non potrà rientrare in possesso di computer e telefoni, ancora sottoposti a incidente probatorio per l’analisi forense dei dati tramite ricerca per parole chiave.
La situazione è diversa per Sapone e Spoto, che invece potranno recuperare i dispositivi sequestrati a settembre, essendo risultati estranei alle accuse. Oltre a Venditti, tra gli indagati figura anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea, nella veste di presunto corruttore secondo l’impostazione accusatoria.
La Procura di Brescia, competente per i procedimenti che coinvolgono magistrati del distretto pavese, sostiene che nei dispositivi dell’ex pm siano contenuti «elementi utili alla prova del reato». Nonostante ciò, non sono state ancora indicate specifiche parole chiave per la ricerca, lasciando spazio a un’indagine ampia sui rapporti tra inquirenti e la famiglia Sempio, eventuali intermediari e possibili movimenti di denaro.
L’analisi forense richiesta prevede l’accesso a 11 anni di dati, compresi email, messaggi, fotografie e chat eliminate. L’obiettivo degli inquirenti è ricostruire eventuali anomalie nei rapporti tra gli investigatori che si occuparono in passato del fascicolo Sempio, per individuare possibili condotte irregolari o illecite.
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