
Italia, è la prima volta dopo tanti anni: la notizia è stata confermata poco fa – Moody’s ha annunciato l’innalzamento del rating dell’Italia a Baa2 con outlook stabile, segnando una svolta che non si verificava da oltre vent’anni. Il giudizio positivo dell’agenzia internazionale ha generato reazioni immediate tra i principali attori politici, sottolineando nuovamente la polarizzazione del dibattito nazionale.

Italia, è la prima volta dopo tanti anni: la notizia è stata confermata poco fa
La settimana si era già aperta con accese discussioni tra maggioranza e opposizione, a seguito di rivelazioni provenienti dal Quirinale che avevano coinvolto direttamente la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Superato questo capitolo, il panorama politico non ha trovato tregua: la comunicazione del nuovo rating di Moody’s ha subito alimentato nuove contrapposizioni tra le forze in campo. Il governo ha accolto con favore il miglioramento del rating, interpretandolo come un riconoscimento dell’operato degli ultimi anni. La premier Giorgia Meloni ha dichiarato su X: “Accogliamo con grande soddisfazione l’upgrade di Moody’s sull’Italia, un risultato importante che non avveniva da 23 anni. Questo riconoscimento premia il lavoro serio e responsabile del nostro governo, frutto di scelte coerenti sui conti e di riforme strutturali, ma anche il lavoro e l’impegno delle nostre imprese e dei nostri lavoratori”. Da Johannesburg, dove partecipa al vertice G20, ha aggiunto: “Desidero ringraziare in particolare il ministro Giorgetti per lo sforzo costante e scrupoloso nella gestione dei conti. La promozione di Moody’s è una conferma della fiducia dei mercati non solo nel governo, ma nell’Italia tutta”.


L’opposizione critica: Conte sottolinea le difficoltà dell’Italia
Dall’altra parte dello schieramento, l’opposizione esprime scetticismo rispetto all’entusiasmo dell’esecutivo. L’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha illustrato una visione diametralmente opposta durante una recente intervista: “Abbiamo la prospettiva di crescita più bassa d’Europa nel prossimo triennio e senza il Pnrr saremmo già in piena recessione. Registriamo un calo dei salari reali al 9% dal 2021, il record di pressione fiscale da 10 anni, sei milioni di lavoratori dipendenti che non arrivano a mille euro al mese, quasi sei milioni di cittadini che rinunciano alle cure e il record della povertà assoluta. Una famiglia su tre taglia anche la spesa alimentare, aumentata del 25%”.
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