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Funerali Ornella Vanoni, la chiesa gremita di gente: c’è anche il pezzo grosso

Funerali Ornella Vanoni, la chiesa gremita di gente: c’è anche il pezzo grosso – Milano stamattina si è svegliata con una pioggia fine, di quelle che non fanno rumore ma entrano nello sguardo. Eppure, di fronte al Piccolo Teatro Grassi, nessuno ha fatto un passo indietro. Una coda composta, lenta, fatta di ombrelli, fiori stretti tra le mani e volti che cercavano un modo per salutare Ornella Vanoni senza parole. C’era un’atmosfera sospesa, quasi teatrale, come se la città stessa avesse abbassato le luci per accompagnarla in scena un’ultima volta. Solo dopo, osservando meglio, si notava un dettaglio dal forte valore simbolico: quel giallo caldo che spuntava qua e là tra i mazzi di fiori.

Funerali Ornella Vanoni, la chiesa gremita di gente: c’è anche il pezzo grosso

La camera ardente ha riaperto puntuale alle 10:00, e fin da subito la fila è diventata un flusso continuo. Gigli, rose bianche e soprattutto fiori gialli, il colore che Ornella amava più di tutti. Tra gli omaggi, uno spiccava per dimensioni e significato: un cuscino di rose gialle a forma di cuore, inviato da Gino Paoli. Un gesto che non aveva bisogno di spiegazioni. La camera ardente è rimasta aperta fino alle 13:00, poi il feretro è giunto nella Chiesa di San Marco, nel cuore di Brera, per i funerali.

Paolo Fresu, la tromba e una carezza sulla bara

Nel silenzio della chiesa gremita, Paolo Fresu ha fatto ciò che Ornella gli aveva chiesto sei anni fa: suonare al suo funerale. Prima poche note di “L’appuntamento”, poi un frammento di “Senza fine”, entrambe reinterpretate in chiave jazz. Fresu è entrato lentamente, percorrendo la navata dal fondo, come nei loro concerti di un tempo. Arrivato davanti al feretro, ha appoggiato una mano sulla bara, una carezza lieve, quasi un ringraziamento. Un momento sospeso, intimo, condiviso però da tutti i presenti. A celebrare la cerimonia è stato Don Luigi Gardini, sacerdote e musicista, scelto da Ornella stessa. Nell’omelia ha raccontato l’essenza più profonda dell’artista: «Quasi un secolo di vita tra teatro, tv, cinema, ma è sempre stata la musica a impossessarsi di lei. Questa fine di oggi è un nuovo inizio… la prima notte di quiete».

Ha parlato della voce come primo tratto umano, della fragilità che Ornella non ha mai nascosto e che considerava parte del processo creativo.
«La fragilità è garanzia della vera creazione», ha detto. Un ritratto rispettoso, luminoso, fedele alla donna che tutti hanno amato. La Chiesa era gremita e sono arrivate anche personalità della politica.

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