
Le voci sulla leva militare tornano a farsi strada in Italia. In un momento di tensioni internazionali e scenari di guerra sempre più complessi, la questione della sicurezza nazionale non è mai stata così centrale. L’ipotesi di un ritorno della chiamata alle armi suscita domande su chi verrebbe coinvolto, come funzionerebbe il reclutamento e quali conseguenze avrebbe per i cittadini. Ma quali sono le basi giuridiche e strategiche che potrebbero far ripartire il servizio militare obbligatorio nel nostro Paese?

Leva militare in Italia: riflessioni del Governo
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha affrontato la questione a Parigi, sottolineando come l’evoluzione della sicurezza internazionale stia spingendo le nazioni a rivedere i propri modelli militari. «Noi abbiamo costruito negli anni scorsi modelli in Italia, in Germania, in Francia, che riducevano il numero dei militari – ha osservato Crosetto – in questa nuova situazione tutte le nazioni europee mettono in discussione quei modelli che avevamo costruito 10-15 anni fa e tutti stanno pensando di aumentare il numero delle forze armate. Ognuno ha un suo approccio diverso, alcuni hanno addirittura ripristinato la leva».

Crosetto su leva militare e difesa: “Porterò una legge in Parlamento”
L’idea di Crosetto è chiara: non si tratta di un decreto immediato, ma di una traccia legislativa da portare in Parlamento, da discutere, integrare e approvare, per costruire uno strumento di difesa adeguato ai rischi odierni. «Le regole in questo settore devono essere il più condivise possibile e nascere proprio nel luogo di rappresentazione del popolo», ha aggiunto il ministro, rimarcando l’importanza di un percorso democratico e partecipativo. Ma come funzionerebbe? Chi sarebbe coinvolto e chi escluso?
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