
“Ballando con le stelle”, vince Delogu ma è bufera: la grave accusa – La coppa è stata sollevata, le luci dello studio si sono spente, ma Ballando con le Stelle 2025 non ha smesso di far discutere. La vittoria di Andrea Delogu insieme al maestro Nikita Perotti, arrivata al termine di una finale intensa e carica di emozioni, ha acceso immediatamente un acceso dibattito sui social. Se in studio il verdetto è stato accolto tra applausi e commozione, online il clima si è fatto molto più teso, trasformando il post-finale in una vera arena di giudizi, confronti e polemiche.

“Ballando con le stelle”, vince Delogu ma è bufera: la grave accusa
Nel giro di poche ore dalla proclamazione, Facebook e X si sono riempiti di commenti contrastanti. Da una parte c’è chi ha celebrato il percorso umano e artistico di Andrea Delogu, dall’altra chi ha contestato apertamente il risultato, sostenendo che la vittoria avrebbe dovuto premiare Francesca Fialdini e Giovanni Pernice. Molti utenti hanno sottolineato come il livello tecnico della coppia arrivata seconda fosse superiore, parlando di una finale decisa più dall’emozione che dalla precisione dei passi. Tra le critiche più ricorrenti emerge un’accusa precisa: secondo una parte del pubblico, il televoto avrebbe seguito il cuore più che la bravura. In tanti hanno scritto che Francesca e Giovanni avrebbero meritato il primo posto per continuità, pulizia e difficoltà delle coreografie. Altri hanno parlato di un risultato “prevedibile”, sostenendo che il racconto delle ultime settimane avesse già indirizzato l’esito della finale, rendendo il verdetto meno sorprendente.

Le polemiche per il lutto personale di Andrea Delogu
Il punto più delicato della polemica riguarda il lutto personale che ha colpito Andrea Delogu durante il programma. Un evento reale e doloroso che, per alcuni spettatori, avrebbe inevitabilmente influito sul giudizio finale. I toni, in certi casi, sono diventati molto duri, con accuse di “leva emotiva” e di narrazione forzata. Altri utenti, però, hanno reagito con fermezza, ricordando che il dolore non è mai stato usato come strumento spettacolare, ma condiviso solo nel momento conclusivo del percorso.
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