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Fabrizio Corona, si mette male dopo la denuncia: cosa rischia ora davvero

Fabrizio Corona e Alfonso Signorini al centro di un caso giudiziario

Fabrizio Corona, si mette male dopo la denuncia: cosa rischia ora davvero – Il procedimento penale che vede coinvolti Fabrizio Corona e Alfonso Signorini segna un nuovo passaggio delicato nella complessa storia giudiziaria dell’ex fotografo dei vip. La Procura di Milano ha infatti iscritto Corona nel registro degli indagati per il reato di diffusione illecita di materiale sessualmente esplicito, fattispecie ricompresa nell’ambito del cosiddetto revenge porn previsto dal codice penale italiano. L’indagine trae origine dalla querela dettagliata presentata dal conduttore del Grande Fratello e direttore del settimanale Chi, che ha scelto di rivolgersi all’autorità giudiziaria dopo la divulgazione pubblica di contenuti di natura privata nel corso di una trasmissione online.

Fabrizio Corona, si mette male dopo la denuncia: cosa rischia ora davvero

Il fascicolo aperto a carico di Fabrizio Corona si inserisce in un contesto in cui il confine tra diritto di cronaca, tutela dell’immagine e protezione della sfera sessuale è oggetto di crescente attenzione da parte dei magistrati. Secondo quanto emerge dagli atti, l’ipotesi accusatoria muove dalla presunta diffusione, senza autorizzazione, di chat, fotografie e video personali attribuiti a Alfonso Signorini, con riferimenti a momenti considerati particolarmente intimi. La contestazione ruota proprio sulla mancanza di consenso alla pubblicazione e sulla potenziale lesione della riservatezza e della dignità della persona offesa. Alla luce degli elementi segnalati dai legali di Signorini, la magistratura milanese ha proceduto in tempi rapidi all’avvio di attività investigative concrete. Il procedimento, assegnato al sostituto procuratore Alessandro Gobbis sotto il coordinamento della procuratrice aggiunta Letizia Mannella, responsabile del dipartimento che si occupa dei reati contro la persona e dei reati a sfondo sessuale, mira a chiarire la provenienza, le modalità di acquisizione e la successiva divulgazione del materiale in questione. Al centro dell’analisi vi sono sia i contenuti audiovisivi diffusi durante la trasmissione, sia l’eventuale esistenza di ulteriori documenti non ancora resi pubblici.

L’iscrizione nel registro degli indagati per un’ipotesi riconducibile al revenge porn rappresenta un passaggio significativo per Fabrizio Corona, già protagonista in passato di diverse vicende giudiziarie di rilievo mediatico. Se le accuse dovessero trovare conferma, potrebbero aprirsi per lui scenari sanzionatori tutt’altro che marginali, considerata la severità del quadro normativo che disciplina la diffusione non consensuale di contenuti a carattere sessualmente esplicito. La fase attuale è tuttavia ancora istruttoria e finalizzata alla raccolta e alla valutazione di tutti gli elementi probatori disponibili.

Come è nata l’inchiesta sulla trasmissione online

Il procedimento trae origine da una puntata del format digitale Falsissimo, programma online condotto da Fabrizio Corona e distribuito sulla piattaforma YouTube. Nel corso dell’episodio in oggetto, intitolato in modo emblematico “Il prezzo del successo”, l’ex re dei paparazzi avrebbe proiettato e commentato una serie di materiali riconducibili alla sfera privata di Alfonso Signorini. Le immagini mostrate, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, comprendevano non soltanto conversazioni scritte, ma anche fotografie a torso nudo e sequenze che richiamerebbero presunti rapporti personali e situazioni di intimità. Gli atti d’indagine indicano che durante la trasmissione sarebbero state condivise con il pubblico diverse chat private, accompagnate da video e scatti che, secondo la denuncia, non erano destinati a una diffusione pubblica. Il nodo centrale per l’accusa riguarda proprio la presunta assenza di autorizzazione da parte di Signorini alla divulgazione di tali contenuti. L’ipotesi è che la pubblicazione, avvenuta in un contesto accessibile a un ampio numero di utenti, abbia potenzialmente amplificato l’impatto lesivo sulla reputazione e sulla sfera personale del conduttore televisivo.

Oltre ai contenuti visivi, gli inquirenti stanno valutando il tono e le modalità con cui Fabrizio Corona avrebbe presentato il materiale nel corso della puntata di Falsissimo. Le sequenze video e le eventuali registrazioni della diretta sono considerate elementi chiave per comprendere il contesto, la finalità della divulgazione e l’eventuale presenza di commenti ulteriormente lesivi dell’onore e del decoro della persona offesa. La natura digitale del programma, diffuso su YouTube, comporta anche la necessità di accertare la portata della diffusione, il numero di visualizzazioni e le eventuali condivisioni su altri canali social. Sul piano giuridico, la fattispecie di revenge porn introdotta nel nostro ordinamento prevede conseguenze rilevanti per chiunque diffonda, consegni o ceda immagini o video a contenuto sessualmente esplicito destinati a rimanere privati. Le pene possono aggravarsi qualora il fatto sia commesso attraverso strumenti telematici o social network, o se la persona coinvolta riveste una particolare esposizione pubblica. In questo scenario, il ruolo di Alfonso Signorini come volto noto della televisione e direttore di una testata nazionale rappresenta un elemento che la Procura potrebbe tenere in considerazione nella valutazione complessiva del caso.

Perquisizioni e acquisizione del materiale digitale

In seguito alla querela presentata da Alfonso Signorini, la Procura di Milano ha disposto una serie di perquisizioni finalizzate al sequestro del materiale potenzialmente rilevante. Gli accertamenti hanno riguardato l’abitazione milanese di Fabrizio Corona, dove gli investigatori hanno ricercato supporti informatici, telefoni cellulari, computer e qualunque dispositivo in grado di contenere file multimediali o conversazioni riferibili alla vicenda. L’obiettivo è verificare l’origine dei documenti, le condizioni della loro conservazione e le eventuali modalità di trasmissione a terzi.

Le perquisizioni si sono estese anche agli studi di registrazione in cui viene realizzato il programma Falsissimo, nel tentativo di raccogliere copie delle puntate, registrazioni integrali delle dirette e backup dei contenuti mandati in onda. Gli inquirenti puntano a confrontare quanto effettivamente trasmesso al pubblico con il materiale eventualmente presente negli archivi interni, così da ricostruire con precisione tempi, tagli di montaggio e selezione dei contenuti. In questa fase, ogni file video o audio può assumere rilievo per definire l’esatta portata della diffusione. L’attività investigativa ha coinvolto anche la società Velvet Cut srl, indicata come realtà collegata alla produzione e alla gestione del format digitale di Fabrizio Corona. Presso le sedi della società sarebbero stati sequestrati ulteriori dispositivi e archivi digitali, con la finalità di individuare eventuali tracce informatiche relative alla ricezione, alla conservazione e all’eventuale condivisione dei contenuti che riguardano Alfonso Signorini. I tecnici incaricati dovranno procedere a una minuziosa analisi dei dati, comprensiva di metadati, cronologie e log di accesso.

La complessità della materia, fortemente legata ai mezzi di comunicazione digitali, implica per gli investigatori la necessità di adottare strumenti informatici avanzati per l’estrazione e la ricostruzione delle prove. In questo quadro, il lavoro dei consulenti tecnici e dei periti informatici sarà centrale per accertare se il materiale contestato sia stato oggetto di manipolazioni, montaggi o selezioni mirate, oppure se sia stato riprodotto in modo integrale. La verifica dell’eventuale circolazione su canali ulteriori rispetto alla trasmissione principale rappresenta un ulteriore punto di attenzione.

La strategia difensiva di Fabrizio Corona

Dal punto di vista difensivo, l’avvocato Ivano Chiesa, storico legale di Fabrizio Corona, ha assunto una linea improntata alla prudenza, pur evidenziando la propria posizione critica rispetto all’impostazione accusatoria. Il difensore ha ricordato come la configurabilità del reato di revenge porn dovrà essere oggetto di un approfondito riscontro da parte dell’autorità giudiziaria, sottolineando che ogni valutazione sulla responsabilità del proprio assistito dovrà passare attraverso una meticolosa analisi del materiale sequestrato e del contesto in cui è stato diffuso. Chiesa ha inoltre ribadito la necessità che la Procura di Milano mantenga, nell’esame del contenuto acquisito, la stessa attenzione e celerità dimostrate nella fase delle perquisizioni, affinché la vicenda possa essere chiarita in tempi ragionevoli. La difesa ha già formalizzato una richiesta ai magistrati affinché Fabrizio Corona venga interrogato quanto prima, in modo da fornire la propria versione dei fatti e spiegare la provenienza e la natura delle immagini, dei video e delle conversazioni finite al centro dell’inchiesta.

All’interno di questo quadro, la posizione dell’indagato sarà definita anche sulla base delle giustificazioni addotte riguardo all’interesse pubblico dell’informazione e all’eventuale intento giornalistico della trasmissione Falsissimo. La giurisprudenza in materia, infatti, distingue in modo netto tra esercizio del diritto di cronaca, che richiede requisiti di verità, continenza e rilevanza sociale della notizia, e utilizzo di contenuti intimi che travalicano tali confini, soprattutto quando attengono alla sfera sessuale e siano diffusi senza consenso. La difesa potrà inoltre sollevare questioni legate alla reale riconducibilità del materiale a Alfonso Signorini, alla datazione delle immagini e delle chat e alle modalità con cui tali contenuti sarebbero stati originariamente generati e scambiati. Ogni elemento utile a ridimensionare la portata della contestazione o a escludere la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato sarà verosimilmente messo al centro della strategia processuale. In questo contesto, l’interrogatorio dell’indagato assumerà un ruolo decisivo per la prosecuzione delle indagini.

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