Il vaiolo delle scimmie, monkeypox (MPX), è una patologia infettiva causata da un Orthopoxvirus, un virus simile a quello che causa il vaiolo (da cui si differenzia per minore diffusività e gravità) e il vaiolo bovino. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l’emergenza globale per la diffusione del vaiolo delle scimmie in oltre 70 Paesi, definendola una situazione “straordinaria”. Ciò significa che l’epidemia di questo virus è un “evento straordinario” che potrebbe estendersi a più Paesi e che richiede una risposta globale coordinata. Vediamo nel dettaglio che cosa ne pensa Matteo Bassetti. (Continua a leggere dopo la foto)
Vaiolo delle Scimmie, il terribile annuncio dell’Oms: “È emergenza globale”
Il direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti, all’Adnkronos Salute, ha commentato la scelta dell’Oms sul vaiolo delle scimmie: “Siamo arrivati a 15mila casi di Vaiolo delle scimmie in più di 70 Paesi nel mondo, che probabilmente rappresentano la punta dell’iceberg. È verosimile pensare che siano 5-6 volte di più: siamo vicini, quindi, ai 100 mila casi reali. L’Italia rimane fra i primi 10 Paesi, con circa 400 casi. Sono numeri impressionanti. Nessuno vuole fare allarmismo, ma occhio a sottovalutare il problema. Sarebbe il caso di partire ora con un’importante campagna vaccinale, indirizzata a giovani maschi, altrimenti a settembre rischiamo di avere decine di migliaia di casi diagnosticati e altrettanti sotto traccia”. (Continua a leggere dopo la foto)
I sintomi di questa malattia
Il vaiolo delle scimmie nell’uomo inizia con sintomi aspecifici (febbre, mal di testa, brividi, astenia, ingrandimento di linfonodi e dolori muscolari). L’eruzione cutanea compare entro tre giorni: interessa prima la faccia per diffondersi a altre parti del corpo, mani e piedi compresi. Le lesioni cutanee evolvono in forma di papula, poi vescicola, pustola e infine crosta. Per la maggior parte delle persone, in vaiolo delle scimmie è una malattia autolimitante, che dura da due a quattro settimane, con guarigione completa.