I dati del monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di sanità hanno evidenziato un leggero rialzo sia dell’Rt nazionale a 0.86 sia dell’incidenza con 34 casi per 100mila abitanti. Le basse temperature sono un alleato del virus che continua a mutare per sopravvivere, infatti è stata scoperta la variante Delta Plus. Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, in un’intervista all’Adnkronos Salute, ha parlato di un probabile colpo di coda del virus. (Continua a leggere dopo la foto)
Covid, Fabrizio Pregliasco avverte gli italiani: “Probabile colpo di coda del virus”
Intervistato da Adnkronos Salute, il virologo Fabrizio Pregliasco, docente dell’Università Statale di Milano, dopo aver appreso i risultati dell’ISS, ha ammesso: «Si comincia con questi segnali che, per ora sono timidi, ma ci proiettano verso quello che ho sempre detto: l’arrivo di un colpo di coda del virus». In Gran Bretagna è stata isolata la variante Delta plus, più aggressiva della precedente, e il virologo ha spiegato come mai i contagi aumentino: «Può darsi che anche la Delta plus contribuisca, nel calderone c’è tutto: le aperture prima, la vaccinazione che è partita bene ma poi non è andata avanti e soprattutto questa grande libertà che a mio avviso è quella che incide maggiormente perché si accumula una grossa quantità di contatti e ancora oggi, ricordiamolo, ogni contatto è a rischio. Con un’incidenza sopra i 50 casi per 100mila abitanti dovrebbero essere messe in campo contromisure».
“Meglio anticipare che attendere di essere nell’emergenza”
Fabrizio Pregliasco è davvero preoccupato sul fatto che in Italia potrebbe presentarsi la stessa situazione dell’Inghilterra: «La paura è che, anche con un peggioramento delle condizioni meteorologiche, si arrivi a ciò che si vede in Inghilterra. Non dico che servono restrizioni pesanti ma richiami e rifilature agli aspetti di libertà che abbiamo avuto. Meglio anticipare che attendere di essere nell’emergenza». Poi ha concluso dicendo: «Io spero che in Italia non si arrivi ai numeri dell’Inghilterra però dobbiamo essere molto flessibili e immaginare a questo punto anche una rivaccinazione dei più giovani, quelli sotto i 60 anni, a 6 mesi dalla seconda dose. Noi siamo ancora messi bene e dobbiamo attrezzarci contro uno scenario che potrebbe essere quello».
Ottimo strumento diagnostico, in tal senso, è il Green Pass. Lo ha sottolineato il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri ai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio 1: «Contagi in Regno Unito? La differenza la fa il Green Pass. Credo che un aumento dei casi avverrà in tutta Europa, ma non credo così significativo come nel Regno Unito. Noi abbiamo una cosa in più: il Green pass».