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Famiglia nel bosco, la brutta notizia prima di Natale: ora è ufficiale

Famiglia nel bosco e l’indagine sulle competenze genitoriali

Il Tribunale aveva già disposto, con decreto del 23 aprile 2025 poi confermato il 22 maggio, l’affidamento dei minori al Servizio Sociale, attribuendogli «il potere esclusivo di decidere sul loro collocamento» e sulle questioni sanitarie di maggiore rilievo. Le relazioni acquisite in quella fase avevano evidenziato «indizi di preoccupante negligenza genitoriale», soprattutto in relazione all’istruzione e alla vita di relazione dei figli, cresciuti in una condizione di forte isolamento.

Nell’ultima ordinanza viene ora disposto un nuovo approfondimento tecnico. L’incarico per la consulenza tecnica d’ufficio è stato affidato alla psichiatra Simona Ceccoli, che avrà 120 giorni per depositare la perizia. Le richieste dei giudici sono articolate: «un’indagine personologica e psico-diagnostica del profilo di personalità di ciascun genitore», la valutazione delle «capacità e competenze genitoriali» e dell’eventuale incidenza di caratteristiche psichiche sull’esercizio della responsabilità genitoriale. Qualora emergessero criticità, il perito dovrà indicare se le capacità siano recuperabili «in tempi congrui rispetto allo sviluppo e alla crescita dei minori» e quale percorso educativo intraprendere. Parallelamente è prevista «un’indagine psico-diagnostica sui minori», per accertarne le condizioni di vita e lo sviluppo cognitivo e psico-affettivo.

Famiglia nel bosco, istruzione negata e il verdetto atteso

È soprattutto sul terreno dell’istruzione che il Tribunale concentra l’attenzione. A dicembre, dalle verifiche effettuate nella casa-famiglia, è emersa «la lesione dei diritto all’istruzione dei figli, o quantomeno della maggiore di essi»: la bambina più grande non sa leggere né scrivere. Da qui la richiesta di «una programmazione didattica che assicuri un’efficace istruzione di tutti i minori e il recupero delle gravi carenze riscontrate», anche nell’ipotesi di istruzione parentale, ma con l’individuazione di precettori esterni «per le aree e le materie per cui i genitori sono carenti». Il Tribunale sottolinea inoltre il «gravoso carico educativo» che la coppia si è assunta scegliendo percorsi non convenzionali, senza il supporto di professionisti dell’educazione.

Non meno rilevanti sono i dubbi sulla vita di relazione. In attesa delle valutazioni della Neuropsichiatria Infantile, il Servizio Sociale segnala che «nell’interazione con gli altri bambini presenti in comunità si denota imbarazzo e diffidenza». I magistrati stigmatizzano anche «l’insistenza con cui la madre pretende che vengano mantenute dai figli abitudini e orari difformi dalle regole» della struttura, circostanza che «fa dubitare dell’affermata volontà di cooperare stabilmente con gli operatori nell’interesse dei figli».

Ed è alla luce di questo quadro che, con l’ordinanza dell’11 dicembre 2025 firmata dal presidente Cecilia Angrisano, il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila ha respinto le richieste di modifica dei provvedimenti urgenti: i tre figli della famiglia del bosco non rientreranno, almeno per ora, nella casa dei genitori e resteranno collocati nella struttura protetta di Vasto, mentre prosegue l’accertamento sulle competenze genitoriali.

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