La denuncia e una rabbia che non si spegne
Il padre ha denunciato la scomparsa subito, a poche ore dall’assenza del figlio. Un gesto che, secondo Roberto, avrebbe dovuto attivare immediatamente ricerche strutturate e tempestive. Invece, racconta con amarezza, la famiglia non è stata creduta fino in fondo. Per lui il principio è semplice e dovrebbe essere incontestabile: quando un genitore denuncia una scomparsa, le autorità devono muoversi senza esitazioni, trattando ogni caso con la stessa urgenza riservata a un reato. Quel ritardo, oggi, pesa come un macigno e rappresenta una ferita ancora aperta.
“Se un genitore denuncia a poche ore dalla scomparsa, ci si deve attivare. Non siamo stati creduti e questo è il risultato che paghiamo tutt’ora. Le autorità devono mettere nero su bianco che le persone scomparse si devono cercare, come se avessero fatto un reato”, ha spiegato l’uomo.

Segnalazioni, speranze e viaggi a vuoto
Nel corso degli anni non sono mancate le segnalazioni. L’ultima pista ha portato i genitori fino a Torino, dove nelle scorse settimane si sono recati di persona per verificare alcuni avvistamenti. Un viaggio carico di aspettative, che però si è concluso senza risposte. La madre, Roberta Carassai, racconta che erano pronti a ritrovarlo, convinti che quella potesse essere la volta buona per chiudere finalmente questo capitolo con un ritorno a casa. Così non è stato. Eppure, nonostante il tempo che passa, la famiglia di Alessandro continua a cercarlo, aggrappata a ogni segnale, con la stessa ostinazione di quella corsa che per lui era sinonimo di libertà.