Le parole della difesa di Stasi
Durante la puntata è intervenuto anche l’avvocato Antonio De Rensis, difensore di Alberto Stasi, che ha sottolineato l’importanza di questi particolari. “Nel 2020 questa informativa fu indirizzata al procuratore aggiunto Venditti, lo stesso che in televisione ha dichiarato di aver capito in 21 secondi che non c’erano responsabilità a carico di quell’amico di famiglia. Ma ricordo che la sera prima della partenza, i ragazzi erano insieme. È difficile pensare che non sapesse della vacanza imminente, tanto più che era già stata programmata un’altra vacanza successiva in Toscana”. Una ricostruzione che, secondo De Rensis, solleva più di un dubbio sulla gestione delle indagini e sugli elementi che non furono acquisiti in tempo utile, come i tabulati telefonici di Marco.


Le critiche di Giletti e le considerazioni del legale di Sempio
Lo stesso Giletti non ha risparmiato toni duri: “Il fatto che non siano stati acquisiti i tabulati di Marco Poggi lo trovo vergognoso, vergognoso. Hanno ragione i carabinieri di Milano a dire, con questo documento, che qualcosa non torna”. Parole pesanti, che hanno scosso lo studio e riacceso il dibattito pubblico su una vicenda già segnata da incertezze e colpi di scena. A prendere la parola è stato anche il legale di Andrea Sempio, Massimo Lovati, che ha cercato di ridimensionare la portata della questione. Secondo l’avvocato, “si tratta di una circostanza senza peso. Anche se fosse una bugia, come sostenete voi, non avrebbe nulla a che vedere con l’omicidio, avvenuto sette giorni dopo. Inoltre, se io telefono prima sul cellulare e poi sul fisso, è semplicemente perché cerco quella persona”. Una posizione netta, che rimette al centro l’idea di un dettaglio marginale, destinato a non influire sul quadro complessivo dell’inchiesta.
La puntata di Lo Stato delle Cose ha così riaperto le ferite di un caso ancora discusso, portando alla luce ombre e omissioni delle prime fasi investigative. Le domande sollevate da Giletti restano senza risposta definitiva, ma evidenziano come, a distanza di quasi vent’anni, il delitto di Garlasco continui a generare dubbi, ipotesi e polemiche. Un caso che, nonostante le condanne e gli anni trascorsi, rimane simbolo delle complessità e delle fragilità della macchina giudiziaria italiana.