Una puntata aperta nel segno della commozione
Ma non è stato l’unico momento dedicato alla cantante. Fabio Fazio, visibilmente provato, ha aperto la puntata con la musica di Ornella in sottofondo e parole che hanno subito rivelato il peso dell’assenza:
«Questa puntata non è come le altre…», ha detto con la voce incrinata. Ha spiegato che il programma sarebbe stato interamente dedicato a lei, non solo nelle scelte editoriali, ma nel clima emotivo condiviso dalla redazione. «Il nostro cuore da due giorni è lì», ha confessato. Non un’introduzione di rito: un saluto personale, l’addio di chi ha perso un’amica, non una semplice ospite. Il pubblico si è alzato in piedi, in un applauso lungo, compatto, sincero. Un applauso che non aveva bisogno di coreografie o effetti speciali: era il modo più naturale di accompagnare una donna che aveva trasformato ogni apparizione in televisione in un piccolo evento.

Ornella, “una di noi”: il ricordo di Fabio Fazio
Fazio l’ha definita “una compagna di giochi”. Una scelta di parole che dice molto: Ornella era imprevedibile, vivace, ironica al punto da rendere impossibile qualsiasi scaletta rigida. Ogni volta che entrava in studio portava con sé un’energia contagiosa, a metà tra l’istinto da diva e la spontaneità di una donna che non aveva più nulla da dimostrare. E forse è proprio questa sua leggerezza a rendere così toccante la decisione del reparto audio. Chi lavora dietro le quinte sa distinguere, e quando riconosce qualcosa di speciale, una voce, un carattere, un modo unico di stare sul palco, sente il bisogno di custodirlo. Quel microfono ribattezzato non è un cimelio. È un modo per dire che Ornella rimarrà dov’era sempre stata: al centro del palco, pronta a cantare, a raccontare, a ridere.

L’omaggio che resterà
Nelle ore successive alla pubblicazione, il post ha raccolto commenti di una dolcezza rara. «Avete fatto il miglior ricordo di Ornella», scrivono.
«Piccoli gesti che valgono più di una statua». «Lei avrebbe apprezzato». E forse è vero: a Ornella non piacevano i monumenti, preferiva la vita vera, quella fatta di confidenze e piccoli dettagli. È per questo che un biglietto semplice, scritto da chi l’ha seguita giorno dopo giorno, pesa più di qualsiasi celebrazione pubblica. In fondo, ogni storia d’amore con il pubblico comincia da un microfono. E non poteva esserci destino più adatto per quello che portava il numero 18: continuare a chiamarsi Vanoni, per ricordare che certi talenti non se ne vanno davvero. Rimangono sospesi nell’aria, in attesa di una nuova nota.