Controllo editoriale o rischio censura? Le accuse che fanno tremare
Dietro la nuova policy si nasconde molto più di una semplice questione organizzativa. La preoccupazione, avanzata dallo stesso Ranucci, è che la circolare possa rappresentare una forma di controllo editoriale anticipato, andando a incidere direttamente sul materiale grezzo, ancora prima che arrivi alla fase di montaggio.
Secondo quanto disposto dal documento, infatti, i filmati devono essere consegnati “vergini”, ovvero senza alcun tipo di taglio o selezione, attraverso la piattaforma Rai. Un passaggio che non solo espone le fonti, ma rischia di intaccare l’indipendenza stessa del processo d’inchiesta. La motivazione ufficiale parla di “archiviazioni disomogenee e non sicure” in caso di uso di sistemi esterni, ma il sospetto che dietro questa misura si nasconda un tentativo di stringere le maglie sul controllo delle informazioni si fa sempre più insistente. (continua dopo la foto)
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L’Usigrai lancia l’allarme
A sostenere l’allarme lanciato da Ranucci è arrivato anche il sindacato dei giornalisti Usigrai, che ha chiesto un immediato confronto con l’azienda. Il sindacato denuncia apertamente la mancanza di garanzie per la protezione delle fonti e la riservatezza del lavoro giornalistico, elementi fondamentali in particolare per le inchieste. Il comunicato Usigrai sottolinea come il sistema indicato dalla circolare non sia in grado di assicurare le tutele necessarie: «Condividiamo l’allarme del Cdr Approfondimento e di Sigfrido Ranucci sul rischio di violazione delle prerogative di riservatezza del lavoro delle giornaliste e dei giornalisti».
In attesa di risposte da parte della Rai, resta alta la tensione tra redazioni e vertici, mentre il dibattito sul controllo dell’informazione si fa sempre più acceso anche fuori dagli studi televisivi.