Il dibattito tra esperti e giornalisti
La voce di Piero Sansonetti, direttore dell’Unità, ha contribuito ad alimentare il dibattito. Sansonetti ha espresso apertamente la sua convinzione riguardo all’innocenza di Alberto Stasi: “Il punto centrale di questa indagine non è Sempio, ma Alberto Stasi. Io sono abbastanza convinto che Stasi sia innocente. Ricordiamoci che è stato assolto per ben due volte. In qualunque parte del mondo, una persona che viene assolta in primo grado di giudizio non finisce in carcere”.
Sansonetti ha inoltre evidenziato le incongruenze lungo il percorso giudiziario che ha visto Stasi protagonista, sottolineando: “In questa vicenda ci sono dubbi giganteschi, ma non sono su Sempio. Non ho motivo di pensare che lui sia colpevole. Penso, però, che sia stata aperta una nuova indagine sull’ipotesi che siano stati altri ad uccidere Chiara Poggi e che c’è un ragazzo in carcere da dieci anni, nonostante sia stato assolto per ben due volte”.
La giornalista Alessandra Viero, volto noto di Quarto Grado, ha mantenuto un approccio più cauto, ricordando l’importanza di non commettere nuovamente gli errori del passato: “Non metto in dubbio la serietà della nuova inchiesta, ma bisogna stare molto attenti a non ripetere con Sempio gli stessi errori che sono stati commessi con Stasi. Nel caso di un eventuale rinvio a giudizio, non può esserci un altro processo indiziario. Abbiamo bisogno di certezze”.
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Le reazioni e il peso sull’opinione pubblica
Il confronto si è ulteriormente acceso quando De Rensis ha criticato la distanza tra le decisioni della magistratura e la percezione delle persone comuni. “Questa è un’indagine serissima. C’è una intellighenzia minoritaria che è negazionista, ma le persone comuni hanno le idee molto precise”, ha dichiarato l’avvocato. La conduttrice Bianca Berlinguer ha ribattuto: “Ma non sono le persone comuni a decidere se una persona è innocente o meno”.
La discussione ha messo in evidenza quanto il caso di Garlasco abbia inciso sulla fiducia e sulle aspettative dei cittadini nei confronti della giustizia italiana. De Rensis ha ribadito la necessità di trasparenza e chiarezza nelle sentenze: “Le sentenze sono in nome del popolo italiano. Qualunque magistrato che crede di poter esercitare questa funzione senza dare conto ai cittadini, non ha capito niente. I cittadini non sono importanti, ma fondamentali. Perché se un cittadino non comprende una sentenza, c’è qualcosa che non va”.