Roberto Freddi e le sue espressioni a Quarto Grado in tutta la sua simpatia.#Garlasco #QuartoGrado pic.twitter.com/ZKiqjB3Pv6
— tommy` (@gizmodarmody) October 11, 2025
Roberto Freddi e Andrea Sempio: un’amicizia sotto la lente
«Andrea innocente? Starò sempre dalla sua parte… fino a prova contraria». Così parla Roberto Freddi, volto teso, sguardo deciso, davanti all’inviata del programma di Rete 4. Le sue parole, riportate da Leggo, sono quelle di chi conosce da vicino una storia che ha attraversato anni di sospetti, ipotesi e piste mai del tutto chiarite.
Freddi non nasconde l’ambiguità di una vicenda che pesa come un macigno: «Qui non si sa cosa hanno in mano eh». E poi, quasi con amarezza, aggiunge: «Chiedetevi perché nessuno si espone come sto facendo io. Perché non li andate a cercare?».
Un’affermazione che suona come un atto di sfida, ma anche come un invito a guardare oltre i pregiudizi e le verità a metà che hanno segnato il caso Poggi fin dal principio.
Chiara Poggi e il mistero di Garlasco
Nel racconto di Freddi, riaffiorano frammenti di una quotidianità apparentemente normale. Lui, al momento del delitto, dice di essere a casa «con i miei genitori». Poi ricorda la vacanza a Punta Ala, subito dopo la tragedia: «Non ho notato niente di strano nel comportamento di Andrea Sempio. Marco Poggi? Lo sentivamo tutte le sere e parlavamo di cazzate».
Sono parole che cercano di smontare il sospetto, ma che lasciano emergere, tra le righe, il clima di sospensione di quei giorni. Freddi rievoca anche l’ipotesi di un’attrazione di Sempio per Chiara Poggi, che molti avevano evocato come possibile movente: «Andrea non ne ha mai parlato. Chiara aveva sette anni in più di noi. 19 noi, 26 lei. È una differenza significativa».
E spiega: «Lei aveva una vita già avviata, aveva un lavoro, un fidanzato, era laureato e tutto. Noi c’eravamo diplomati quell’anno, nel 2007».
Un divario di età e di prospettive che, secondo Freddi, rende improbabile qualsiasi coinvolgimento sentimentale tra i due.
Il caso Stasi e il peso delle verità sospese
Ma l’amico di Sempio non si limita a difendere il suo compagno di gioventù. Nel suo racconto emerge anche la consapevolezza del lavoro — complesso e controverso — degli inquirenti. Freddi afferma di essersi presentato «in procura bello sereno», senza alcun timore: «Mai entrato in camera sua. Non ho paura di aver lasciato il mio Dna».
Parole che vogliono suonare come una dichiarazione di limpidezza, in un contesto dove ogni dettaglio, ogni cellula, ogni scontrino può cambiare tutto.
Poi il riferimento a Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi condannato per il delitto ma al centro, oggi, di nuovi interrogativi: «Ho augurato agli inquirenti buon lavoro. Perché è un lavoro veramente difficile, una responsabilità enorme. Perché pensare di risolvere oggi una cosa successa 18 anni fa è una bella responsabilità. Se verrà fuori che Stasi è innocente saranno ca**i amari».
Una frase che pesa come un macigno. Perché se la verità dovesse ribaltarsi, l’Italia si troverebbe di fronte a una delle più sconvolgenti revisioni giudiziarie degli ultimi decenni. Intanto, tra i silenzi e i ricordi, Roberto Freddi continua a difendere la memoria di un’amicizia e a sfidare l’ombra lunga di un delitto che, ancora oggi, non smette di interrogare.