“Ero nel panico”: il racconto di quei momenti
Il passaggio forse più forte dell’intercettazione arriva quando Stasi descrive il suo stato d’animo. “Appena l’ho vista sono scappato via”, dice riferendosi a Chiara. Spiega di aver chiamato i soccorsi quando era già in macchina, sottolineando una condizione di totale disorientamento. “Ero completamente nel panico”, afferma, aggiungendo un dettaglio che vuole rafforzare la sua credibilità: “Non mi ricordavo nemmeno il numero civico della casa”. Stasi insiste su un punto che per lui è fondamentale: “Non ho niente di inventato”, ribadendo di aver sempre detto la verità. È una difesa che non passa solo dai fatti, ma anche dalla descrizione emotiva di quei minuti concitati, che lui dipinge come confusi, frenetici, dominati dalla paura.

Un audio che riaccende il dibattito pubblico
La messa in onda di questa intercettazione non cambia la verità giudiziaria, che vede Alberto Stasi condannato in via definitiva, ma ha un effetto immediato sul dibattito pubblico. Il caso Garlasco è uno di quelli che non si sono mai davvero chiusi nell’immaginario collettivo. Ogni nuovo elemento, ogni parola inedita, riapre domande, sospetti e prese di posizione. I sei minuti tornano così a essere protagonisti, simbolo di un processo che ancora oggi viene discusso e rimesso in discussione. Per alcuni, l’audio rafforza l’idea di una versione coerente; per altri, non fa che confermare le incongruenze già evidenziate nei processi. Di certo, questa intercettazione aggiunge un nuovo capitolo a una storia che continua a far discutere, dimostrando che, anche a distanza di anni, il caso Chiara Poggi resta uno dei più controversi e divisivi della cronaca italiana.