Lesioni superficiali sulle palpebre e il mistero degli strumenti
Bolzan ha poi posto l’accento su un aspetto più sottile, ma altrettanto significativo: i tagli superficiali sulle palpebre. Queste lesioni, diverse per forma e profondità rispetto alle ferite craniche, potrebbero essere state causate da un secondo oggetto, più affilato e meno contundente. La criminologa esclude però che si tratti di segni riconducibili a torture o sevizie: il quadro complessivo non suggerisce una dinamica di violenza prolungata, ma una serie di azioni concentrate e probabilmente frenetiche.
La lesione sopra l’orecchio e la pista del portavaso in ferro battuto
Un dettaglio che ha suscitato interesse è quello della lesione situata appena sopra l’orecchio della vittima. Inizialmente descritta come un piccolo foro, Bolzan ha preferito definirla una ferita di diametro ridotto, dalla forma irregolare. Secondo l’analisi del dottor Manieri, esperto di balistica citato dalla criminologa, questa particolare lesione potrebbe essere compatibile con una decorazione ricurva di un portavaso in ferro battuto, presente all’interno dell’abitazione.
Questa ipotesi apre a una possibilità singolare: la ferita potrebbe non essere stata inflitta direttamente, ma provocata accidentalmente durante la caduta della vittima, impattando contro uno degli oggetti d’arredo.
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Un caso che continua a dividere e interrogare
Con il suo intervento, Flaminia Bolzan ha riacceso il dibattito su uno dei casi più controversi degli ultimi vent’anni. Il delitto di Garlasco, che ha segnato l’opinione pubblica italiana, torna a far discutere, non per nuove prove, ma per la rilettura tecnica di documenti già esistenti. Una prova che, a distanza di anni, anche i dettagli più piccoli possono cambiare la narrazione di un’intera vicenda.