
News TV. L’annuncio di un’intesa tra Hamas e Israele sul piano di pace per Gaza, promosso dal presidente americano Donald Trump, ha suscitato reazioni contrastanti a livello internazionale. Mentre numerosi osservatori hanno accolto la notizia come un passo avanti verso la fine delle ostilità, alcune voci autorevoli hanno espresso riserve significative circa la reale portata dell’accordo. Tra queste, quella di Giovanni Floris, intervenuto a Otto e mezzo su La7, che ha sollevato interrogativi sull’effettiva natura dell’intesa, invitando a non definirla prematuramente come “storica”.
Nel corso della trasmissione, Floris ha dichiarato: “Questo lo dirà la storia. C’è la tendenza ad anticipare l’aggettivo ‘storico’, non solo in questo caso. Vedremo. Di sicuro è una bella giornata, smettono di morire le persone, vengono liberati gli ostaggi”. Pur riconoscendo l’importanza del cessate il fuoco e della liberazione degli ostaggi, il giornalista ha evidenziato la necessità di una valutazione più prudente degli eventi.
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“Non è un vero accordo di pace”: le parole di Floris
Secondo Floris, la situazione non può essere considerata un vero accordo di pace, poiché manca una reale simmetria tra le parti coinvolte nel conflitto. “Un accordo di pace presuppone una guerra. Qui non c’era una guerra. C’era Israele che sterminava i civili”, ha affermato il giornalista, sottolineando il carattere asimmetrico delle operazioni militari in corso nella Striscia di Gaza.
Floris ha inoltre posto l’accento sul ruolo di Donald Trump nella mediazione, sostenendo che l’intervento americano sia stato dettato più da calcoli politici che da una reale volontà di pacificazione. “Netanyahu era rimasto da solo nell’opinione pubblica mondiale”, ha aggiunto, collegando la svolta diplomatica all’isolamento del premier israeliano. Il conduttore non ha risparmiato critiche neanche a Trump, affermando: “né buono né cattivo, fa sempre quello che gli conviene”.
Le critiche al governo italiano e il ruolo nelle trattative
Durante il suo intervento, Floris ha rivolto un’analisi severa anche al governo italiano, lamentando l’assenza di una posizione chiara e incisiva rispetto alla crisi mediorientale. Il giornalista ha ricordato episodi specifici come l’attacco alla Flotilla, con il coinvolgimento di deputati ed eurodeputati italiani in acque internazionali, sottolineando la mancata reazione delle istituzioni nazionali: “È faticoso stare zitti quando l’esercito israeliano ha attaccato la Flotilla e ha preso deputati ed eurodeputati italiani in acque internazionali”.
Secondo Floris, l’Italia avrebbe assunto un ruolo marginale nei negoziati, limitandosi a seguire le direttive degli Stati Uniti senza esercitare una vera influenza autonoma. “Non ha avuto un ruolo, sicuramente non un grande ruolo… è probabile che abbia semplicemente seguito la scia di Trump, schierandosi silenziosamente dalla parte di Israele e cercando di frenare le sanzioni”, ha dichiarato.
Un altro punto toccato riguarda il movimento pacifista e le mobilitazioni internazionali. Floris ha sottolineato l’importanza della copertura mediatica svolta dal suo programma e da altri media stranieri: “Noi lo abbiamo raccontato. Da due anni lo raccontiamo. Ma all’estero è stato fatto anche con più forza. La manifestazione di Amsterdam è stata impressionante e ha colpito Trump”. Il giornalista ha evidenziato come la pressione dell’opinione pubblica internazionale abbia contribuito a influenzare le scelte diplomatiche.
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