L’Italia che dimentica la memoria storica
Cazzullo sottolinea un problema cruciale: in Italia è saltato il meccanismo di trasmissione della memoria. Racconta l’esperienza del 2015 a Cuneo, dove molti giovani non conoscevano figure e fatti fondamentali della Resistenza e delle Fosse Ardeatine. Secondo il giornalista, oggi gran parte delle nuove generazioni non riceve più la conoscenza storica dai nonni e dalla famiglia, e spesso la rete non colma questa lacuna, rendendo la storia un argomento percepito come lontano e astratto.
Più spazio al Sud e alle donne
Il programma mira anche a dare maggiore visibilità al Sud Italia e alle figure femminili. La puntata su Padre Pio e il prossimo ciclo di tre episodi dedicati a tre grandi donne, come Artemisia Gentileschi, sono un chiaro esempio di questa scelta editoriale. L’intento è mostrare storie meno conosciute ma ugualmente importanti, dando voce a territori e personaggi che spesso restano in ombra.
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La storia come racconto coinvolgente
Cazzullo ribadisce: “Non siamo divulgatori in senso stretto, cerchiamo di coinvolgere emotivamente il telespettatore”. Lo show punta a rendere accessibile e interessante la storia, senza dare nulla per scontato, affrontando anche argomenti complessi come il fascismo o la Seconda Guerra Mondiale, in un contesto dove spesso la storia è percepita come lontana e astratta.
Prospettive future: dalla quinta stagione a Trump?
Il giornalista annuncia già una quinta stagione, confermando la volontà di ampliare i temi e le prospettive. E non si esclude nemmeno di raccontare figure internazionali, come Donald Trump, sempre con lo stesso approccio: un racconto avvincente e sul campo, che cattura il pubblico anche fuori dagli ambienti accademici.