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Garlasco, poco fa l’annuncio dell’avvocato di Sempio (VIDEO)

L'avvocato Liborio Cataliotti, difensore di Andrea Sempio, durante un'uscita pubblica

“Mattino Cinque”, il confronto televisivo si fa teso

Secondo quanto ricostruito nel corso di Mattino Cinque, il riferimento è alla cosiddetta “impronta 33”, individuata sul muro in sommità della scala che porta alla cantina dell’abitazione di via Pascoli a Garlasco, dove venne trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Si tratterebbe di un segno la cui posizione, per gli inquirenti, potrebbe essere compatibile con i movimenti dell’aggressore nel momento in cui si sarebbe allontanato dal luogo dell’omicidio. Il tema è tornato attuale alla luce di nuove attività peritali e di confronto con altri reperti già noti agli atti.

Il caso di Garlasco, fin dalle prime fasi, si è caratterizzato per l’ampio utilizzo di elementi scientifici e tecnici: tracce, impronte, ricostruzioni della scena del crimine, esami genetici. L’“impronta 33” si colloca in questo contesto, in cui ogni dettaglio materiale è stato oggetto di analisi da parte di consulenti nominati sia dalla Procura sia dalle varie difese. Nel tempo, la vicenda giudiziaria ha già conosciuto diversi momenti di svolta, assoluzioni e condanne, fino allo scenario attuale che vede l’iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio.

Nuova impronta: il dibattito sulle valutazioni della Procura di Pavia

All’interno della puntata, è stato ricordato come la nuova attenzione su questa impronta di scarpa nasca anche da accertamenti svolti da consulenti di parte, che avrebbero individuato una possibile compatibilità tra la posizione del segno sul muro e altri reperti, tra cui un’impronta di mano che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe riconducibile a Sempio. Tuttavia, la reale portata di questi elementi resta oggetto di valutazione giudiziaria e dovrà essere verificata attraverso gli strumenti previsti dal codice di procedura penale.

Nel corso del dibattito, la trasmissione ha rimarcato come l’attenzione dell’opinione pubblica sia nuovamente focalizzata sul ruolo di Andrea Sempio, figura già emersa in passato nelle ricostruzioni sul delitto di Garlasco in qualità di conoscente dei Poggi. La scelta della Procura di Pavia di indagarlo formalmente ha riaperto interrogativi e ricordi su un caso che, a distanza di anni, continua a far discutere e a occupare le prime pagine dei quotidiani nazionali.

Dettaglio dell'impronta 33 collegata alla scena del crimine di Garlasco

La posizione della difesa di Andrea Sempio sull’impronta di scarpa

Chiamato a esprimersi in modo più puntuale sulla questione, l’avvocato Liborio Cataliotti ha scelto di porre l’accento soprattutto sugli aspetti tecnici e procedurali degli atti di indagine. Il legale ha distinto con precisione tra ciò che viene elaborato dai consulenti nominati dalle parti e quanto, invece, rientra negli accertamenti svolti nel contraddittorio tra accusa e difesa. Una distinzione che, a suo giudizio, è decisiva per valutare la reale consistenza degli elementi emersi finora.

Di fronte alla ricostruzione proposta in studio, Cataliotti ha ricordato che non tutti i materiali di cui si discute pubblicamente possono essere considerati prove in senso stretto. “Segnalo che gli atti in un’indagine si distinguono in due categorie – ha risposto Cataliotti – gli uni sono gli atti che fanno le parti tramite i propri consulenti e gli altri sono quelli del contraddittorio. Quando parliamo di atti di parte, evidentemente si tratta di atti sindacabili che non hanno valore di prova e che in un processo sarebbero pienamente inutilizzabili”.

Queste parole si inseriscono in un quadro in cui, come ricordato in trasmissione, una parte delle informazioni sul caso Garlasco arriva all’esterno attraverso indiscrezioni, anticipazioni giornalistiche e valutazioni di esperti non sempre inserite in un contesto processuale definito. La puntualizzazione dell’avvocato mira quindi a richiamare l’attenzione sulla differenza tra materiale investigativo grezzo e prove che abbiano superato il vaglio del contraddittorio tra le parti di fronte a un giudice.

Nel corso del suo intervento, Cataliotti ha sottolineato come gli atti di parte – e dunque anche eventuali consulenze tecniche prodotte da uno solo dei soggetti processuali – siano, per loro natura, contestabili e da considerarsi espressione di una tesi difensiva o accusatoria. Solo gli accertamenti compiuti con il coinvolgimento di tutte le parti e nel rispetto del contraddittorio possono assumere pieno valore probatorio in un’aula di tribunale. Questo approccio, secondo la linea espressa in tv, varrebbe anche per la discussa “impronta 33”.

Guarda il contenuto video qui sotto:

Il peso delle indiscrezioni e il percorso giudiziario ancora aperto

Nella parte conclusiva del collegamento con Mattino Cinque, è emerso con maggiore chiarezza l’obiettivo principale della difesa di Andrea Sempio: ridimensionare l’impatto delle anticipazioni giornalistiche e delle ricostruzioni fondate su atti non ancora sottoposti a un vaglio formale. Secondo quanto spiegato dall’avvocato, gli elementi che circolano al di fuori del fascicolo – o che provengono da consulenze di parte – non possono essere considerati prove fino a quando non entrano nel perimetro del processo attraverso gli strumenti previsti dalla legge.

Il caso del delitto di Garlasco, per la sua lunga storia processuale, rappresenta un esempio emblematico di come l’eco mediatica possa influenzare la percezione pubblica delle indagini. Nel corso degli anni si sono susseguite ipotesi investigative differenti, con un continuo alternarsi di colpi di scena, nuove piste, perizie e controperizie. In questo contesto, il ruolo dei media e dei talk show d’approfondimento, come la stessa trasmissione di Canale 5, è diventato parte integrante del racconto giudiziario.

La Procura di Pavia, come ricordato nel corso della puntata, è ancora impegnata a valutare il complesso degli atti disponibili, comprese le analisi più recenti relative all’impronta di scarpa e agli altri reperti presenti sulla scena del crimine. Solo al termine di questa fase istruttoria sarà possibile comprendere quale sarà il passo successivo: l’eventuale richiesta di archiviazione, ulteriori accertamenti tecnici oppure l’esercizio dell’azione penale nei confronti dell’indagato. Al momento, non risultano decisioni definitive rese pubbliche su questo punto.

La vicenda giudiziaria resta quindi aperta, con una “verità processuale” che, al momento, non coincide ancora con la piena chiarezza su ogni aspetto dei fatti avvenuti a Garlasco nell’agosto 2007. L’attenzione si concentra ora sugli esiti delle nuove verifiche tecniche e sulle scelte che verranno compiute dalla magistratura, mentre il dibattito pubblico continua a ruotare attorno a dettagli come la “impronta 33” e agli altri elementi materiali raccolti nel corso delle indagini.

In attesa delle determinazioni ufficiali, ciò che emerge dalle parole dell’avvocato Cataliotti è la richiesta di attenersi a un approccio rigoroso, che distingua con precisione tra indiscrezioni investigative, atti di parte e prove processuali. Un richiamo che si inserisce in un caso in cui ogni nuova informazione ha il potenziale di incidere in modo significativo non solo sull’opinione pubblica, ma anche sulla vita delle persone coinvolte a vario titolo nella lunga storia giudiziaria dell’omicidio di Chiara Poggi.

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