
Con la morte di Pippo Baudo si spegne una delle voci più forti e riconoscibili della nostra televisione. Più che un conduttore, Baudo è stato un simbolo nazionale, una presenza costante per oltre mezzo secolo capace di accompagnare generazioni di spettatori in un’Italia che cambiava, ma che davanti al piccolo schermo trovava sempre un punto fermo.

Lo stile inimitabile
Pippo Baudo non è stato un volto tra tanti. Ha incarnato uno stile autorevole e rassicurante, fatto di professionalità, cultura e una capacità rara di tenere la scena senza mai sovrastarla. Aveva il dono di saper dosare rigore e leggerezza, trasformando il palco in uno spazio di partecipazione collettiva. Quando parlava, lo faceva sempre con una naturalezza che rendeva il pubblico parte integrante dello spettacolo.
Baudo non inventava tormentoni e non inseguiva mode passeggere: era lui stesso la misura della televisione italiana. La sua conduzione è stata la grammatica non scritta di un mestiere che, con lui, ha raggiunto vertici difficilmente ripetibili.

Pippo Baudo al Festival e l’Italia in platea
Il suo nome resterà per sempre legato al Festival di Sanremo, che ha diretto e condotto in tredici edizioni trasformandolo, ogni volta, in uno specchio del Paese. Ogni Sanremo di Baudo non era solo musica: era un racconto popolare, un termometro dell’Italia che cambiava linguaggi, gusti e sensibilità. Pippo era il cerimoniere, il regista silenzioso, il garante che teneva insieme artisti, pubblico e istituzioni.
Accanto a Sanremo, restano memorabili i tanti programmi che ha creato e guidato – da Fantastico a Domenica In – veri laboratori di spettacolo e di costume che hanno formato una parte della memoria collettiva italiana.

Gli eredi di un gigante
Oggi ci si chiede chi possa raccogliere il suo testimone. Carlo Conti e Amadeus hanno indubbiamente raccolto parte dell’eredità: il primo con il suo garbo toscano e la capacità di non sbagliare mai un colpo, il secondo con il talento di trasformare Sanremo in un fenomeno pop e intergenerazionale. Ma Pippo Baudo resta altro.
Il suo nome appartiene a quella ristretta cerchia di personaggi che non si limitano a fare televisione, ma la incarnano. Con lui se ne va non solo un grande conduttore, ma una parte della storia culturale del nostro Paese.