Critiche alla RAI e alla scelta delle canzoni
La protesta del collettivo femminista si è indirizzata anche verso la RAI e i direttori artistici del Festival di Sanremo. Le attiviste ritengono che permettere l’esibizione di brani come “Bella Stronza”, che raccontano una società in cui la violenza di genere è normalizzata, sia una scelta inaccettabile. “Con brutti stronzi ci rivolgiamo anche ai direttori artistici che, pur di fare audience, non si fanno scrupoli a mandare in onda sulla televisione pubblica, di fronte a milioni di telespettatori e telespettatrici, messaggi così potentemente e apertamente incitanti alla violenza sessuale sulle donne”, continuano a spiegare.
La protesta nasce anche dalla preoccupazione che il brano di Masini, con il suo contenuto sessista, possa influenzare negativamente il pubblico, in particolare i giovani, creando un modello distorto delle relazioni tra uomo e donna. “Magari è la stessa RAI che a ridosso del 25 novembre, in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, si ripulisce la coscienza mandando falsi messaggi di solidarietà alle donne”, osservano. La critica è quella di un’ipocrisia diffusa, che, da un lato, sostiene cause giuste, ma, dall’altro, permette la diffusione di contenuti che vanno contro questi stessi principi.
Le attiviste non si limitano a criticare i singoli brani, ma sottolineano un problema culturale più ampio. Secondo loro, la violenza di genere è un fenomeno che si radica profondamente nelle pratiche quotidiane e nei messaggi che la società diffonde. “Si tratta di un problema culturale. C’è stato un enorme passo avanti a livello mondiale nel comprendere e nel ribellarsi alla violenza maschile, che può essere esercitata in molti modi“, affermano. Tuttavia, ribadiscono l’importanza di educare il mondo maschile e di educare anche i media e gli artisti ad avere maggiore consapevolezza del peso che le loro parole e le loro canzoni possono avere nel plasmare le mentalità.