Sanremo 2026: Laura Pausini sul palco tra conduzione e repertorio musicale
Se un nome esce, un altro — puntuale come il metronomo del Festival — entra nel racconto: Laura Pausini. Secondo Vanity Fair e Chi Magazine, l’artista romagnola sarebbe la scelta destinata ad affiancare Carlo Conti sul palco dell’Ariston per tutte le serate del Festival di Sanremo. Una presenza che risponderebbe a una strategia sempre più consolidata negli ultimi anni: trasformare la figura del co-conduttore da ruolo di commento a perno ibrido tra narrazione e performance musicale.
Non sarebbe un caso isolato. Lo stesso Tiziano Ferro, nelle edizioni recenti, aveva incarnato perfettamente questa evoluzione: “alternava la sua presenza sul palco ora mostrandosi nella veste di co-conduttore, ora di ospite big, intonando i suoi brani celebri”. Una formula che non spezza la gara ma la innalza con parentesi performative, sfruttando il suo repertorio come amplificatore emotivo, televisivo, discografico e social.
In quest’ottica, Laura Pausini — che con La solitudine vinse nel 1993 la categoria “Nuove Proposte” e ha costruito una carriera premiata con un Grammy, un Golden Globe e una pioggia di riconoscimenti internazionali — non si limiterebbe a fare da spalla: diventerebbe un contro-canto narrativo, musicale e popolare. La sua co-conduzione consentirebbe di presentare i colleghi in gara e, allo stesso tempo, attivare dal vivo la memoria delle sue hit, in un intreccio scenico che il pubblico dell’Ariston conosce bene e ama riconoscere, perché attinge alle radici del pop melodico italiano ma parla il linguaggio globale dei grandi palchi internazionali.
Scegliere un artista come co-conduttore permette al Festival di far accadere ciò che la tv contemporanea cerca: momenti “cantati” che hanno valore narrativo autonomo senza interrompere il racconto corale della gara. La conduzione diventa così palco discografico, l’artista diventa architrave del flusso televisivo. E, soprattutto, la musica non è un intervallo: è narrazione interna al Festival.
Sanremo 2026: 30 Big in gara, ritorni iconici, coppie narrative e prime volte attesissime
Il movimento successivo, forse il più rumoroso, non riguarda i conduttori ma i 30 Big in gara, un numero aumentato rispetto ai 26 inizialmente previsti. Carlo Conti ha scelto una lista più ampia, provocando reazioni immediate sui social, dove gli utenti hanno criticato l’assenza di “big reali” in quantità significativa. Una dinamica che conferma l’identità più pura di Sanremo: non un museo, ma un’arena narrativa dove la celebrità non è solo celebrata, è discussa, misurata, giudicata, rilanciata o problematizzata.
Tra i ritorni più significativi spiccano i nomi di Patty Pravo e Raf. Due icone musicali con repertori radicati nella memoria collettiva: Pravo, voce unica della canzone colta, attrice sonora di Pazza idea, La bambola, Pensiero stupendo, già vincitrice del Premio della Critica “Mia Martini”; Raf, autore di Self Control, tormentone planetario inciso nell’estetica pop degli anni ’80, simbolo della sintesi tra pop italiano ed export internazionale.
Grande curiosità anche per Tommaso Paradiso, al suo debutto assoluto sul palco dell’Ariston: un ingresso che viene percepito come capitolo nuovo, perché rappresenta una generazione cresciuta a pop indie radiofonico, a storytelling di canzoni-come-cartoline (Riccione, Completamente), pronto a incontrare per la prima volta il giudizio del grande rito nazional-popolare.
E poi c’è la narrativa delle alleanze: il ritorno di Fedez e Marco Masini in coppia dopo il loro duetto nella serata cover dell’edizione 2025. Un gesto che non è mera collaborazione artistica, ma continuazione narrativa di un legame scenico nato sul palco, traslato ora dentro la gara dei Big 2026. La coppia, lungi dall’essere un fatto isolato, appare così come sequel naturale di una trama già raccontata al pubblico.
