“Netanyahu ha voluto la guerra per bloccare il dialogo con Teheran”
Nella sua analisi, D’Alema punta anche il dito contro il premier israeliano. Secondo lui, l’attacco di Israele è stato una mossa voluta da Netanyahu per “impedire il dialogo tra USA e Iran”. Ma per evitare l’escalation serve un’Europa più forte: «Ci sono sempre margini per negoziare. Il problema è capire se si riescono a fermare le forze che vogliono impedire il negoziato, prima fra tutte Israele. L’Europa per ora è debole, spero prenda coscienza, sono in gioco valori e interessi fondamentali come sicurezza e approvvigionamento energetico».
L’ex segretario dei Ds avverte: “Il filotrumpismo e il populismo di Trump non aiutano l’Europa. I sovranismi possono avere affinità ideologica ma una volta al potere entrano in conflitto”. A suo avviso, solo una politica estera comune e coerente può difendere i valori democratici del continente.
“Premierato? Non vedrà mai la luce. I cittadini hanno ancora anticorpi”
Dalla geopolitica alla scena italiana, D’Alema commenta il consenso dell’attuale esecutivo. Secondo lui, il governo Meloni si regge su una maggioranza fragile: «Il vero problema della democrazia in Europa non è che i cittadini votano a destra, ma che stanno a casa. Il governo Meloni si fonda sul consenso più limitato di tutti i governi della storia repubblicana. E l’opposizione ha una responsabilità nel presentarsi divisa, insieme avrebbe più voti».
Critico sul premierato, lo definisce una proposta destinata al fallimento: «Anche se approvato, verrebbe bocciato da un referendum popolare». E non manca una frecciata all’opposizione: «Divisa, non può vincere. Insieme avrebbe più voti». Infine, D’Alema chiude ogni spiraglio a un ritorno in politica attiva: «Parlamento e partito? Addio per sempre. Ma scrivere, pensare e condividere idee è nella natura umana». Una chiosa che conferma la volontà di restare voce critica e vigile, dentro e fuori dai palazzi.