Un ritratto in diretta: l’uomo, l’atleta, la storia
Nel corso del collegamento, Semprini ha ripercorso rapidamente le origini e la carriera del campione. Nato a Tunisi nel 1933, Pietrangeli era cresciuto in un contesto familiare cosmopolita, tra russo e francese, e arrivò in Italia senza conoscere una parola della nostra lingua. La sua giovinezza fu segnata persino da un periodo in un campo di prigionia alleato, dove, racconta Semprini, giocò il suo primo torneo in coppia con il padre. Da lì in poi, la storia è diventata leggenda:
- Roland Garros vinto nel 1959 e nel 1960,
- un talento precoce e incontestabile,
- la fascia da capitano della Nazionale italiana di Coppa Davis, con cui guidò generazioni di giovani tennisti.
Il racconto dell’inviato si è svolto con delicatezza, come si fa con una figura che, nel bene e nel male, ha attraversato il Novecento italiano lasciando un segno indelebile. Un’apertura di puntata che nessuno si aspettava, ma raccontata con il dovuto rispetto. Un modo per salutare, in diretta, un uomo che ha scritto pagine fondamentali dello sport italiano.


Una carriera incredibile costellata di successi
Nicola Pietrangeli è stato per decenni il punto di riferimento assoluto del tennis italiano. Specialista della terra battuta, ha scritto pagine leggendarie vincendo due volte il Roland Garros, nel 1959 e nel 1960, un’impresa ancora oggi senza eguali nel nostro Paese. Nel 1961 ha conquistato anche gli Internazionali d’Italia, mentre in Coppa Davis ha stabilito un record che resiste da oltre mezzo secolo: 164 partite disputate e 120 vittorie tra singolare e doppio. Ha partecipato a 22 edizioni degli Internazionali e a 20 Roland Garros, raggiungendo quattro finali nello Slam parigino. Dopo il ritiro, nel 1971, è diventato capitano non giocatore della squadra italiana, guidandola alla storica vittoria della Coppa Davis del 1976 in Cile. Un patrimonio sportivo e culturale che lo ha reso, per generazioni, l’emblema del tennis azzurro.