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Addio al Reddito di Cittadinanza, ecco chi lo perderà e cosa cambia

Brutta notizia per migliaia di italiani. Il Reddito di Cittadinanza potrebbe essere presto abolito. Sta per arrivare la stretta che cambierà tutte le carte in tavola. Si tratta veramente di una brutta notizia per gli italiani, che con questo sussidio avevano trovato un po’ di respiro a livello economico. In questo articolo vi sveliamo tutti gli ultimi dettagli sul RdC. (Continua dopo la foto…)

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Cos’è il Reddito di Cittadinanza

Il Reddito di Cittadinanza è un sussidio istituito con il Decreto Legge n°4 del 28 gennaio 2019 dalla Repubblica Italiana. Tale sussidio è stato introdotto dal Governo Conte I, formato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega. È stato chiamato impropriamente “reddito di cittadinanza”, ma non è un reddito di base, bensì un ammortizzatore sociale. La domanda viene inoltrata all’INPS, che valuta se la domanda possiede i requisiti di legge e, in caso affermativo, consegna una carta prepagata ricaricabile, che può essere utilizzata per acquistare beni e servizi oppure per prelevare denaro contante, entro un tetto massimo mensile. Il beneficiario del RdC può essere convocato «dai Centri per l’impiego per sottoscrivere un Patto per il Lavoro o dai Comuni per sottoscrivere un Patto per l’Inclusione sociale». (Continua dopo la foto…)

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Brutta notizia

È in arrivo una svolta per il Reddito di cittadinanza. La notizia non riguarda un’ipotesi di una cancellazione, bensì una sorta di “cambio pelle”. Tra i rifiuti che possono costare la perdita del beneficio viene incluso anche il “no” a un’offerta congrua a chiamata diretta da un datore di lavoro privato. È quanto prevede un emendamento presentato dal centrodestra al Decreto Aiuti, approvato dalle commissioni della Camera con il voto contrario del M5s. L’emendamento adesso dovrà passare l’esame del Senato entro la metà di luglio. Presto dunque le offerte potranno essere proposte “direttamente dai datori di lavoro privati” ai beneficiari che firmano il Patto per il lavoro, in cui è previsto l’obbligo di accettarne almeno una su tre. Il datore di lavoro privato comunica quindi il rifiuto al centro per l’impiego ai fini della decadenza.

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