Arriva la svolta sul canone Rai, la notizia riguarda tutti gli italiani. Il contributo fino ad adesso si paga nella bolletta della luca. Presto, però, qualcosa potrebbe cambiare. L’ufficialità è arrivata proprio nelle ultime ore. In questo articolo vi sveliamo tutti i dettagli di questa fantastica notizia. (Continua dopo la foto…)
Cos’è il canone Rai
Il canone televisivo in Italia, o impropriamente canone Rai, è un’imposta sulla detenzione di apparecchi atti o adattabili alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano. La natura giuridica del canone si basa su quanto disposto dal regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880 relativo alla Disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 78 del 5 aprile 1938). La sua qualificazione giuridica è stata sancita dalla Corte costituzionale. Si distinguono due tipologie di canoni televisivi, entrambe soggette a IVA al 4% e tassa di concessione governativa: il canone ordinario e il canone speciale. Le entrate imputabili a questa imposta (escluse le quote IVA e di TCG) sono in parte devolute dal governo italiano alla Rai – Radiotelevisione Italiana S.p.A. Il canone televisivo è stata, almeno fino al 2016, una delle imposte più evase in Italia, con stime superiori al 25% medio dei contribuenti a livello nazionale per il tipo ordinario. Dal 2017, il costo è di 90 euro l’anno, diviso in varie rate ed inserite nella bolletta della luca. (Continua dopo la foto…)
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Come si pagherà dal 2023
Dal 2023 il canone Rai tornerà ad essere pagato in maniera autonoma, fuori dalla bolletta della luce. Tale condizione è stata posta dalla Commissione europea al Governo italiano per poter ricevere i fondi del Pnrr. Si tornerà, dunque, al vecchio sistema. Qualcuno teme che con questo cambiamento ci sarà una nuova impennata di evasori. Fino alla fine di quest’anno, però, l’abbonamento resta nella bolletta elettrica. Nulla cambia per quanto riguarda tablet e smartphone. In Parlamento, infatti, è naufragata la proposta avanzata a fine 2021 di far pagare la tassa non solo ai possessori di un televisore, ma anche ai proprietari di un dispositivo elettronico che consente di guardare i programmi via Internet.