La famiglia di Liliana Resinovich, in particolare il fratello, Sergio Resinovich, non crede all’ipotesi del suicidio avanzata dagli esperti incaricati dalla Procura di Trieste nella loro consulenza sul caso. E a portare alla luce gli indizi che porterebbero a far avvalere l’ipotesi dell’omicidio sostenuta dal fratello della vittima, c’è il lavoro dell’avvocato Nicodemo Gentile. In una nota, il legale spiega quali sono gli indizi che porterebbero a una ricostruzione totalmente diversa rispetto a quella di un suicidio. Secondo l’avvocato Gentile, “le conclusioni a cui addiviene l’esperto della Procura non sono condivisibili”, sia in merito all’inquadramento temporale dell’evento morte sia in ordine alla causa dello stesso.
Il caso di Liliana Resinovich e l’ipotesi della Procura di Trieste
Liliana è scomparsa a Trieste il 14 dicembre 2021 ed è stata trovata senza vita in un parco della città il 5 gennaio scorso. La sua testa era infilata in due sacchetti di plastica e il resto del corpo in due sacchi per la spazzatura. A sette mesi dal ritrovamento del corpo i dubbi su come sia morta Liliana sono ancora molti. La Procura di Trieste ha prodotto una bozza della consulenza a firma degli esperti Fulvio Costantinides, medico legale, e Fabio Cavalli, radiologo. Si tratta di un documento di circa 50 pagine che parla di verosimile suicidio. Secondo gli esperti, Liliana Resinovich si sarebbe tolta la vita soffocandosi con due sacchetti in testa, sebbene persistano ombre sulla tempistica del decesso.
Quando è morta Liliana? Una delle ipotesi è che sia morta il giorno della scomparsa, ossia il 14 dicembre 2021, oppure, come riterrebbero plausibile gli esperti alla luce del buono stato di conservazione, a ridosso del ritrovamento del corpo, forse 2 o 3 giorni prima del 5 gennaio 2022. La spiegazione della procura però non convince la famiglia e in particolare il fratello della vittima, che non vuole credere che Liliana possa essersi tolta la vita.
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Liliana Resinovich, l’ipotesi dell’omicidio
Poche ore fa, l’avvocato Nicodemo Gentile ha condensato in una nota tutto quello che, a detta dei consulenti del fratello della vittima, Sergio Resinovich, poco o per nulla quadrerebbe con l’ipotesi del suicidio. Sembra che ci siano tanti indizi che farebbero pensare che quello di Liliana sia stato un omicidio. “Dai segni traumatici riscontrati sul corpo della donna emerge che la stessa sarebbe stata percossa. Lo dicono con un’evidenza quasi banale la palpebra destra tumefatta, il sangue nella radice destra e il trauma nella parte destra della lingua, nonché il colpo ricevuto sulla tempia sinistra ed ancora un segno sul seno, più scuro delle ipostasi, probabilmente un livido, e un piccolo taglio sulle dita di un piede. Oltre ad alcune strane fratture”, scrive il legale.
La vittima sarebbe stata “intercettata, accompagnata o comunque sorpresa da una visita da parte di qualcuno che la conosceva. É stata percossa e strattonata, forse subìto un’occlusione delle vie respiratorie, magari con una sciarpa, un cappello o un giubbotto, che ha determinato uno scompenso cardiaco”. Questa la ricostruzione dell’avvocato Nicodemo Gentile e di Gabriella Marano, psicologa consulente. Gli aggressori avrebbero poi tentato di coprire le loro tracce, tralasciando un dettaglio importante. Avrebbero “riagganciato l’orologio sul braccio sbagliato e con la corona al contrario”. Forse si tratta veramente di un goffo tentativo di nascondere il delitto?