
Pippo Baudo e l’eredità culturale
Il lascito culturale di Pippo Baudo va ben oltre la conduzione. È stato un autore televisivo, un inventore di format, un talent scout con passione per la musica. Il suo stile elegante e garbato ha lasciato un’impronta indelebile: Mara Venier, tra le lacrime, ha raccontato di una figura che le è stata vicina non solo professionalmente ma anche emotivamente, definendolo un “pezzo di vita”. Per tanti, Baudo era la “televisione stessa”: un’autorità rassicurante, capace di “interpretare i gusti e le aspettative dei telespettatori italiani”.

L’amicizia tra Baudo e Renzo Arbore: un rapporto autentico
Tra i tanti che hanno voluto rendere omaggio a Pippo Baudo, spicca il ricordo di Renzo Arbore, legato al conduttore da un’amicizia autentica e profonda. I due si erano conosciuti durante gli anni d’oro della televisione e avevano condiviso esperienze sia lavorative che personali, rafforzando un rapporto basato sulla stima e sull’affetto reciproco.
Renzo Arbore, con voce rotta dall’emozione, ha ricordato come Baudo non fosse solo un presentatore ma «un grandissimo autore di tv, un inventore di programmi straordinari… Baudo aveva una straordinaria passione musicale: quando faceva Sanremo suggeriva arrangiamenti agli artisti, si occupava personalmente delle canzoni». E ancora: «Pippo Baudo è stato un militante di un’impresa importantissima: la grande Rai, quella Rai meravigliosa che abbiamo celebrato l’anno scorso, in occasione dei 70 anni». È stato un funerale di ricordi e affetto, carico di nostalgia per quel presente che non è più.
Arbore ha poi voluto ricordare alcuni episodi significativi della loro amicizia, mettendo in luce non solo la statura professionale di Baudo, ma anche la sua umanità e la capacità di instaurare legami sinceri. La loro relazione è stata caratterizzata da momenti di condivisione sia pubblica che privata, rendendo il legame tra i due un esempio di rispetto e collaborazione nel mondo dello spettacolo.
Il ricordo di Arbore: parole che restano
“Ha conosciuto i miei genitori, veniva a Foggia, siamo andati insieme da Padre Pio… L’ultima volta ci siamo sentiti venti giorni fa – racconta Arbore – con il proposito di vederci come al solito: è stato piuttosto sbrigativo, io e Ugo Porcelli abbiamo capito che non stava bene. Speravamo che per Ferragosto se ne fosse andato a Riccione, nel suo albergo del cuore che lo ospitava spesso d’estate… e invece è arrivata questa notizia terribile“.
Queste parole sottolineano la profondità di un rapporto fondato su esperienze condivise e su un rispetto reciproco consolidato nel tempo. Il dolore espresso da Arbore è quello di chi perde non solo un collega, ma anche un amico vero, presente nei momenti importanti della vita.