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Amadeus arriva a Nove ma riceve la brutta notizia: cos’è costretto a fare

“I soliti ignoti”, Amadeus sul Nove dovrà ripartire dal vecchio format Usa

Riferisce «Il Secolo di Italia»: “C’è anche un’altra storia da raccontare che risale al 1991 e che dimostra come il primo quiz fisiognomico della storia della tv italiana sia di proprietà proprio della Rai. La vicenda è stata oggetto di una diffida da parte del Codacons secondo cui la tv di Stato è legittima proprietaria del programma ‘I Soliti Ignoti’. Nell’estate del 1991, durante la trasmissione ‘Uno, Due, Tre, Rai’ in onda a Riva del Garda su Rai1, dove veniva presentato il palinsesto Rai, fu annunciato un nuovo game show. Con Pippo Baudo alla conduzione, il programma introdusse un gioco ideato da Gianni Ippoliti che sarebbe andato in onda all’interno dello show domenicale di Rai3, ‘Girone all’italiana’”. (continua a leggere dopo le foto)

La protesta dell’Usigrai, sindacato di Viale Mazzini

“Il gioco consisteva nel far indovinare ai presenti la professione di un personaggio comune, un meccanismo che ricorda quello adottato proprio in ‘I Soliti Ignoti”. Il programma andò in onda per un anno e per il Codacons questa somiglianza suggerisce l’originalità e la proprietà creativa del format da parte della Rai”, scrive sempre il sito. Una situazione alquanto complicata, come avrete capito. E bisognerà attendere settembre 2024 per capire quale sarà il volto del programma di Amadeus sul Nove. Nelle scorse ore era scattata la nota di protesta dell’Usigrai, sindacato di Viale Mazzini, dopo che Laura Carafoli, responsabile dei contenuti del gruppo Warner Bros. Discovery per il Sud Europa, ha annunciato in un’intervista a che Amadeus condurrà a inizio stagione sul Nove Identity.

“Se Amadeus lascia la Rai e si porta via anche i format di successo, il problema per l’azienda non è di poco conto. In ballo ci sono contratti pubblicitari e pubblico che potrebbero insieme cambiare canale. Eppure a viale Mazzini fanno finta di niente e i vertici, vecchi e nuovi allo stesso tempo, si mostrano gaudenti di firmare nuovi contratti plurimilionari mentre dall’altra parte disdettano accordi sindacali o provano sottoscriverne di nuovi senza aver messo nel conto alcuna valutazione relativa a un piano industriale del quale ancora non sono misurate le ricadute sull’organizzazione del lavoro e sui conti dell’azienda”.

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