Diritto all’immagine vs spettacolarizzazione: il confine sottile
La questione è spinosa. Da un lato, la spettacolarizzazione del tifo funziona: le immagini dei tifosi “veri” emozionano e fanno empatia. Dall’altro lato, c’è una zona grigia sempre più ampia, dove la privacy viene calpestata in nome dello show.Negli Stati Uniti, per esempio, la celebre kiss cam ha già subito uno stop in diversi stadi: in alcuni contesti è stata giudicata molesta, e bandita. «Vedrai che un giorno succederà anche da noi», chiosa Caressa, «qualcuno farà causa, e ci sarà da pagare così tanto che la smetteranno».

Lo spettacolo deve includere il pubblico, ma con rispetto
Il problema non è il racconto del tifo. Il problema è quando quel racconto oltrepassa il limite del rispetto, e si trasforma in una vetrina forzata. E allora la domanda è inevitabile: lo spettatore ha ancora diritto a restare invisibile, se lo desidera? O ormai siamo tutti protagonisti, volenti o nolenti? La risposta, per ora, è sospesa tra l’“ops” di una regia indiscreta e il diritto di ognuno a gestire la propria immagine. Ma se anche allo stadio bisogna preoccuparsi di dove guardano le telecamere, forse qualche riflessione in più è necessaria. Prima che sia un giudice a farla per noi.