Sammy Davis Jr. and May Britt pic.twitter.com/fmVRDct3ko
— Rwelkos (@rwelkos) December 8, 2025
Addio alla diva Mary Britt
Registrata alla nascita con il nome di Majbritt Wilkens, ma nota al pubblico come May Britt, l’attrice svedese era considerata una delle interpreti nordiche che meglio avevano saputo inserirsi nel panorama cinematografico italiano e statunitense degli anni Cinquanta. La svolta per la giovane May arrivò nei primi anni Cinquanta: nel 1951 venne notata mentre lavorava come assistente in uno studio fotografico da due figure centrali del cinema italiano, il produttore Carlo Ponti e il regista e scrittore Mario Soldati. Il loro interessamento portò la ragazza a lasciare la Svezia per trasferirsi a Roma, dove si aprirono per lei le porte di Cinecittà, allora considerata una delle capitali mondiali della produzione cinematografica.

Gli inizi in Italia e l’affermazione a Cinecittà
Una volta stabilitasi a Roma, May Britt esordì sul grande schermo nel 1952 con il film “Jolanda, la figlia del Corsaro Nero”, ispirato ai personaggi creati da Emilio Salgari. Questa prima apparizione segnò l’avvio di una stagione intensa nel cinema italiano, in cui l’attrice divenne un volto riconosciuto all’interno delle produzioni dell’epoca. Il suo aspetto nordico, unito a un’espressività sobria ma incisiva, la rese adatta sia a ruoli drammatici sia a personaggi più leggeri.
Negli anni successivi, May Britt prese parte a diversi titoli entrati nella memoria degli appassionati. Tra le opere più note della sua filmografia italiana si ricordano “Le infedeli”, “La lupa”, “Cavalleria rusticana” e “Il più comico spettacolo del mondo”. In questi film l’attrice lavorò con registi, sceneggiatori e interpreti che contribuirono a definire il profilo del cinema italiano del dopoguerra, in un contesto caratterizzato da forti sperimentazioni e dalla ricerca di un linguaggio capace di dialogare con il pubblico internazionale.
Proprio questa dimensione di apertura verso l’estero portò May Britt a essere coinvolta in importanti produzioni che puntavano ai mercati oltreconfine. Il momento decisivo della sua carriera arrivò nel 1956, quando venne scelta per il kolossal “Guerra e pace”, diretto dal regista King Vidor. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj e realizzato con un cast di rilevanza internazionale, rappresentò per l’attrice svedese il trampolino di lancio verso Hollywood, confermandone la versatilità e la capacità di muoversi in contesti produttivi complessi.
La partecipazione a “Guerra e pace” la fece emergere agli occhi dei produttori americani come uno dei volti europei più interessanti del momento. In un periodo in cui le major statunitensi guardavano con attenzione ai talenti provenienti dal Vecchio Continente, la figura di May Britt si inserì perfettamente in questa tendenza, consentendole di compiere il passaggio definitivo verso il cinema statunitense.
Il contratto con Hollywood e l’incontro con le grandi star
Dopo l’esperienza nel kolossal diretto da King Vidor, May Britt si trasferì stabilmente negli Stati Uniti, dove firmò un contratto con la 20th Century Fox, una delle principali case di produzione di Hollywood. L’accordo sancì il suo ingresso ufficiale nell’industria cinematografica americana, in un periodo caratterizzato da grandi produzioni belliche, drammi psicologici e film d’azione che spesso coinvolgevano attori europei per conferire un tocco internazionale ai cast.
Nel corso degli anni Cinquanta, l’attrice recitò accanto ad alcune delle più celebri star hollywoodiane. Tra i titoli di rilievo spicca “I giovani leoni”, in cui recitò con Marlon Brando, uno degli attori più influenti della sua generazione, noto per il suo stile recitativo innovativo e per i ruoli intensi. Un altro film importante nella carriera americana di May Britt fu “I cacciatori”, che la vide impegnata al fianco di Robert Mitchum, interprete simbolo del cinema bellico e noir del periodo.
Queste esperienze consolidarono l’immagine di May Britt come attrice internazionale, in grado di passare dai set europei ai grandi studios americani mantenendo una propria riconoscibilità. Pur non raggiungendo mai lo status di diva assoluta nel mercato statunitense, l’attrice fu comunque apprezzata per la sua professionalità, per la capacità di adattarsi a ruoli diversi e per il portamento elegante che la distingueva dalle sue colleghe.
Il passaggio da Cinecittà a Hollywood rappresentò per lei non soltanto un cambiamento professionale, ma anche un trasferimento di vita, con l’inserimento in un contesto sociale e culturale profondamente diverso da quello europeo. Fu proprio in questo nuovo scenario che la sua biografia personale si intrecciò con uno dei capitoli più discussi della storia sociale americana del Novecento.
La storia d’amore con Sammy Davis Jr. e le polemiche negli Stati Uniti
Nel 1959, durante il suo periodo di attività negli Stati Uniti, May Britt conobbe il cantante, attore e intrattenitore Sammy Davis Jr., figura di primo piano dello spettacolo americano, noto per le sue esibizioni in teatro, al cinema e nei nightclub, nonché per la sua appartenenza al celebre Rat Pack insieme a artisti come Frank Sinatra e Dean Martin. L’incontro tra i due diede avvio a una relazione che attirò rapidamente l’attenzione dei media.
La loro unione, resa pubblica alla fine degli anni Cinquanta, ebbe grande risonanza negli Stati Uniti a causa del contesto storico dell’epoca. All’inizio degli anni Sessanta, infatti, i matrimoni tra persone di diversa etnia erano ancora vietati in 31 stati americani dalle cosiddette leggi anti-meticciato, abrogate soltanto nel 1967 dalla sentenza “Loving v. Virginia” della Corte Suprema. Il legame tra May Britt, attrice bianca europea, e Sammy Davis Jr., artista afroamericano di grande popolarità, divenne così anche un caso mediatico e politico.
Nonostante le pressioni, le critiche e le polemiche, la coppia decise di formalizzare la relazione. Il matrimonio venne celebrato il 13 novembre 1960 a Los Angeles, con Frank Sinatra nel ruolo di testimone. L’evento fu seguito con grande interesse dalla stampa statunitense e internazionale, che sottolineò sia il valore simbolico dell’unione, sia le difficoltà che i due avrebbero potuto affrontare in un’America ancora profondamente segnata dalla segregazione razziale.
L’attrice, in seguito a questo passo, vide cambiare in modo significativo anche il proprio percorso professionale. Secondo quanto ricostruito da varie fonti, May Britt decise progressivamente di allontanarsi dal mondo del cinema, scelta che fu letta anche alla luce delle tensioni sociali del periodo e del desiderio di dedicarsi alla vita familiare accanto al marito. Il matrimonio con Sammy Davis Jr. durò fino alla fine degli anni Sessanta e rappresentò uno dei capitoli più noti della sua biografia privata.
Il ritiro dalle scene e il ritorno sporadico al lavoro
Dopo le nozze con Sammy Davis Jr., May Britt ridusse in maniera significativa il numero dei progetti cinematografici e televisivi a cui prendeva parte. La scelta di concentrarsi sulla famiglia e sulla dimensione privata comportò un quasi completo allontanamento dai set, in un momento in cui la sua carriera avrebbe potuto ulteriormente consolidarsi nel sistema hollywoodiano. Questa decisione, coerente con le sue priorità personali, segnò una netta cesura rispetto agli anni di intensa attività in Italia e negli Stati Uniti.
Nonostante il ritiro, l’attrice fece qualche apparizione sporadica sul piccolo schermo, partecipando a produzioni televisive che le permettevano di restare in contatto con il pubblico senza tornare stabilmente alla ribalta. Uno dei pochi rientri significativi al cinema fu nel 1977, quando prese parte al film “Haunts – Spettri del passato”, un’opera dal tono cupo e psicologico che segnò una parentesi particolare nella fase conclusiva della sua carriera attoriale.
Nel complesso, la filmografia di May Britt si caratterizza per un numero non elevatissimo di titoli, ma per la presenza in produzioni di rilievo, sia dal punto di vista artistico sia industriale. Dagli esordi a Cinecittà alle collaborazioni con grandi nomi del cinema americano, la sua traiettoria professionale viene ancora oggi considerata un esempio del ruolo che le attrici europee hanno avuto nell’evoluzione del cinema internazionale del secondo dopoguerra.
Con il passare degli anni, l’attrice scelse di dedicarsi ad altre forme espressive e di mantenere un profilo riservato, lontano dalle dinamiche dello star system contemporaneo. La sua figura continuò tuttavia a essere oggetto di interesse da parte di storici del cinema e appassionati, soprattutto in relazione al periodo d’oro delle coproduzioni tra Europa e Stati Uniti.
La vita privata, l’arte e gli ultimi anni
Conclusa la stagione più intensa della sua attività cinematografica, May Britt si avvicinò con maggiore decisione al mondo dell’arte visiva, in particolare alla pittura. Secondo le ricostruzioni biografiche, negli anni successivi al ritiro dalle scene l’attrice si dedicò alla realizzazione di quadri, sviluppando un percorso personale lontano dalle logiche della notorietà. Questa scelta confermò l’indole riservata che l’aveva contraddistinta anche nel periodo di maggiore visibilità pubblica.
Dal punto di vista familiare, la sua vita fu segnata da legami importanti e da lutti dolorosi. Oltre al matrimonio con Sammy Davis Jr., da cui derivano i figli adottivi Mark e Jeff, May Britt si unì in seconde nozze con Lennart Ringquist, con il quale condivise un lungo periodo di stabilità. Il matrimonio con Ringquist ebbe inizio nel 1993 e si concluse con la morte del marito nel 2017. L’attrice lascia, oltre ai figli adottivi, una sorella e diversi nipoti.
La biografia familiare di May Britt è stata segnata anche dalla perdita della figlia Tracey, scomparsa nel 2020. Questo evento rappresentò uno dei momenti più difficili della sua vita privata negli ultimi anni. Nonostante tali vicende, l’attrice è sempre rimasta lontana dalle esposizioni mediatiche, scegliendo di non trasformare la propria storia personale in oggetto di racconto pubblico.
Negli ultimi decenni, May Britt ha vissuto principalmente a Los Angeles, mantenendo un profilo estremamente discreto. La sua morte, avvenuta all’età di 91 anni, è stata comunicata ai media dal figlio Mark Davis, che ha riferito del decesso per cause naturali al Providence Cedars-Sinai Tarzana Medical Center. La notizia è stata ripresa da diverse testate internazionali, che hanno ripercorso la sua carriera e il ruolo da lei svolto negli anni d’oro del cinema tra Europa e Stati Uniti.
L’eredità di una diva discreta tra Europa e Stati Uniti
La figura di May Britt occupa un posto particolare nella storia del cinema del Novecento. Pur non essendo tra le interpreti più note al grande pubblico contemporaneo, il suo percorso rappresenta un esempio significativo del dialogo tra il cinema europeo e quello americano negli anni Cinquanta e Sessanta. Dalla scoperta in uno studio fotografico di Stoccolma fino ai set di Cinecittà e di Hollywood, la sua carriera testimonia le opportunità e le sfide che caratterizzavano la mobilità internazionale degli artisti in quel periodo.
Il suo contributo è ricordato anche per il contesto sociale in cui si è svolta la sua vita privata. Il matrimonio con Sammy Davis Jr., celebrato in un’epoca in cui i matrimoni interrazziali erano ancora proibiti in numerosi stati americani, viene spesso citato come un episodio emblematico della storia dei diritti civili negli Stati Uniti. Pur non essendo stata una figura politicamente attiva in senso stretto, la sua vicenda personale è stata letta da molti come un simbolo dei cambiamenti culturali in corso nel paese.
Dal punto di vista artistico, le sue interpretazioni in film come “Le infedeli”, “La lupa”, “Cavalleria rusticana”, “Il più comico spettacolo del mondo”, “Guerra e pace”, “I giovani leoni” e “I cacciatori” continuano a essere oggetto di interesse da parte di studiosi e appassionati. La presenza di May Britt in produzioni di questo livello contribuisce a collocarla stabilmente nella memoria del cinema classico, anche se spesso in ruoli non di primissimo piano.
Con la sua scomparsa, il mondo del cinema perde una delle testimoni dirette di una stagione irripetibile, segnata da grandi produzioni internazionali, dalla centralità di Cinecittà e dal fascino di Hollywood nella sua epoca d’oro. Il ricordo di May Britt rimane legato alla sua eleganza, alla capacità di attraversare contesti culturali diversi e alla scelta, rara per una diva del suo tempo, di anteporre la vita privata alle esigenze della carriera.