Eleonora Giorgi tentò le cure sperimentali di Verona: perché non hanno funzionato, la parola agli esperti
Eleonora Giorgi aveva manifestato pubblicamente la sua speranza nel poter iniziare quanto prima il trattamento nell’ospedale di Verona. Ad ottobre scorso, in un’intervista tv, parlando della sua condizione di salute era stata chiara: «Spero di essere presa in carico dai medici veronesi, lì c’è un’eccellenza sanitaria dove curano la malattia andando a colpire i geni mutati e spero proprio di poter entrare in questi programmi sperimentali», aveva detto la 71enne. Purtroppo però la sua malattia era in uno stato troppo avanzato. Il centro veronese per la cura del pancreas, come dicevamo, è un’eccellenza della Sanità italiana. Il professore Michele Milella ha chiarito al «Corriere»: «Dieci anni fa la sopravvivenza a cinque anni del tumore operabile, con intervento chirurgico e chemioterapia, era del 20%. Oggi si avvicina al 50%, più del doppio. Chiaramente non è ancora soddisfacente, ma le cose sono cambiate e in maniera importante». (continua a leggere dopo le foto)

La malattia deve essere presa precocemente
La malattia, però, deve essere presa precocemente. Il professor Michele Milella ha spiegato: «Oggi disponiamo di una tripletta di cure: una chemioterapia con farmaci di nuova generazione, che vengono veicolati con nanotecnologie e che sono più efficaci e meno tossici. Poi ci sono migliori tecniche chirurgiche e migliori dispositivi diagnostici radiologici. E ci sono anche i nuovi farmaci che vanno ad agire sulle alterazioni genetiche, ma per il pancreas siamo ancora indietro, conosciamo le alterazioni genetiche del tumore, ma i farmaci sono ancora in fase di sviluppo e di sperimentazione clinica».