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Fabrizio Corona, il blitz della polizia in casa: c’entra Raoul Bova

Federico Monzino: ammissioni e smentite

Sul fronte opposto, è arrivata anche la versione di Federico Monzino, che ha ammesso di aver passato gli audio a Corona ma ha negato fermamente qualsiasi intenzione di ricatto. A La Repubblica ha dichiarato: «Martina Ceretti desiderava diventare famosa e l’idea è partita da lì, io ho fatto da tramite. Il materiale non è stato rubato o trafugato, ma condiviso volontariamente». Monzino ha aggiunto di aver rispettato la volontà di Martina quando ha chiesto di fermare la pubblicazione degli audio, ma di aver constatato «che a Fabrizio non è fregato nulla». Aggiungendo, poi: «Io non ho mai avuto intenzione di ricattare nessuno, e mai l’ho fatto… Se quando sono stato ascoltato in questura mi hanno chiesto se fossi stato io a ricattare l’attore? Sì, e io ho detto di no».

Restano però diversi punti oscuri da chiarire, come il misterioso numero spagnolo che avrebbe inviato messaggi a Bova, la vicenda del cellulare rubato e i presunti messaggi minatori. Sono aspetti sui quali gli inquirenti si concentreranno nelle prossime settimane, dimostrando come questa vicenda non sia riducibile a semplici pettegolezzi, ma si stia trasformando in un’inchiesta complessa, che coinvolge non solo gossip, ma questioni legali e personali di rilievo.

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