La lotta al “politically correct”
La giornalista del Corriere è andata subito al punto chiedendo a Giuseppe Cruciani del libro «Via Crux – Contro il politicamente corretto» in uscita oggi nelle librerie. «Incarna il pensiero dell’uomo comune che si ribella al fatto che alcune cose non si possono più dire» ha spiegato il giornalista sottolineando il suo bisogno di contrastare il politicamente corretto. E proprio di questa tendenza, la giornalista chiede quale sia l’aspetto che Cruciani detesta di più. «Considerare le persone sulla base delle preferenze sessuali. A me non frega se uno è bisessuale, trisessuale, se fa le orge, lo valuto per quello che è e pensa. La catalogazione Lgbtq+ è un’aberrazione, lo dico da libertario, non da moralista di destra, eppure passo per omofobo». E ancora: «Sono contrario al linguaggio inclusivo: se inizi a imporlo, niente sarà mai abbastanza inclusivo. L’idea di limitare il linguaggio è totalitaria. (…)E poi: gridare all’odio, ormai, è un modo per fare carriera e avere visibilità, io detesto chi costruisce carriere sostenendo di essere vittima degli odiatori». (Continua a leggere dopo la foto…)
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Giuseppe Cruciani confessa un’attrazione gay nel suo passato
La giornalista del Corriere ha poi incalzato Giuseppe Cruciani chiedendogli delle sue passate dichiarazioni secondo le quali avrebbe sfiorato un’esperienza gay e sarebbe stato con prostitute. «Da ragazzo, a Roma, mi piacevano le serate del Muccassassina organizzate da Vladimir Luxuria, in cui immaginavi cose che succedevano nelle dark room. Ma vengo da una famiglia in parte papalina. Mio nonno Alfredo Rosati, cavaliere di cappa e spada, era nel cerimoniale del Papa. Una sera, al Muccassassina, ho avuto un’attrazione per un tipo alla Freddie Mercury, vestito di pelle, ci siamo scambiati sguardi, avvicinati, ma al dunque non ho concluso. Forse il nonno Rosati nella mia testa mi ha bloccato».