Dall’antipasto al secondo: piatti curati ma non sempre memorabili
Zini decide di evitare il menu natalizio e di ordinare à la carte, scegliendo un percorso completo: antipasto, primo, secondo e dolce. La cena si apre con pane al rosmarino e olio, definito sorprendente per intensità aromatica e qualità della materia prima. Un inizio convincente, che crea aspettative elevate per le portate successive. L’antipasto è una trota in carpione da 17 sterline, accompagnata da maionese al rafano, limone bruciato e verdure. Il piatto viene descritto come equilibrato, fresco e ben costruito, con una nota decisa ma non invasiva.
Il primo piatto, pappardelle al ragù bianco di vitello e tartufo, rappresenta uno dei passaggi più critici della recensione. La pasta è ben eseguita dal punto di vista tecnico, ma secondo l’influencer manca un elemento distintivo che la renda davvero memorabile, soprattutto in relazione al prezzo e al contesto. Più convincente il secondo, una rib-eye steak accompagnata da purea di sedano rapa, cavolo riccio e fondo di cottura. Qui il giudizio torna positivo, con una valutazione favorevole sulla qualità della carne e sull’equilibrio del piatto.
Il dolce e il conto finale: il punto più discusso
Il dessert scelto è una mattonella di tiramisù, che però non entusiasma. Zini segnala savoiardi ben imbevuti, ma un eccesso di cacao e una crema leggermente granulosa che penalizzano il risultato complessivo. Il conto finale ammonta a 123 sterline, pari a circa 141 euro al cambio attuale. Una cifra che, secondo il creator, riflette più la location e il nome dello chef che un’esperienza gastronomica davvero sorprendente sotto ogni aspetto.
Nel video, Zini sottolinea di aver mangiato bene e di aver apprezzato l’ambiente, ma evidenzia come il rapporto tra spesa e soddisfazione complessiva lasci spazio a qualche dubbio, soprattutto considerando l’offerta ristorativa londinese.
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Social, aspettative e peso del nome Locatelli
La recensione ha acceso il dibattito online, dividendo il pubblico tra chi difende la proposta di Locatelli come esperienza “da museo” e chi, invece, si aspettava qualcosa di più sul piano gastronomico puro.
Il caso dimostra ancora una volta come i food influencer siano diventati un termometro immediato del gradimento reale dei ristoranti di alto profilo, soprattutto quando il brand personale dello chef crea aspettative molto elevate prima ancora di sedersi a tavola.