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Il dramma dell’attore colpito dal tumore: “tra i più mortali”

James Van Der Beek: dal set alla testimonianza pubblica

James Van Der Beek, l’indimenticabile protagonista di Dawson’s Creek, a scegliere di mettere la propria notorietà al servizio della prevenzione. Il 48enne ha spiegato di essersi aperto non per eroismo, ma per “aiutare gli altri e sensibilizzare sull’importanza dei controlli”. Le sue parole toccano un nervo scoperto della società contemporanea: “Quando qualcuno si avvicina e mi ringrazia… sono cose che mi fanno davvero piangere”.

L’attore ha raccontato di ricevere conforto proprio dai racconti delle persone comuni che, grazie alla sua testimonianza, hanno deciso di sottoporsi a uno screening o a una colonscopia, riuscendo in alcuni casi a intercettare un polipo in tempo. Un effetto domino di consapevolezza, innescato da un volto noto che si è tolto la maschera per mostrare la propria fragilità.

Stile di vita e prevenzione: una battaglia quotidiana

Nel dialogo con il pubblico, Van Der Beek non ha nascosto le difficoltà del percorso: “Mi è capitato di guardarmi e pensare: sono un uomo così debole, dimagrito, stanco”, ha confessato. È stato grazie alla meditazione e a un lavoro profondo su sé stesso che ha riscoperto un senso di valore interiore: “Sono degno dell’amore di Dio semplicemente perché esisto”.

Nel frattempo, ha stravolto abitudini consolidate, adottando un approccio olistico alla propria salute: yoga quotidiano, dieta chetogenica, attenzione al sonno e al riposo. La sua è una testimonianza di resistenza, ma anche di realismo: “Convivere con la malattia è un lavoro a tempo pieno”, ha detto, descrivendo il cancro come “un processo, probabilmente per il resto della mia vita”.

Eppure, il messaggio più forte resta quello sulla prevenzione: “Avevo 46 anni, ero in forma, mangiavo bene, non c’era motivo di pensare a una diagnosi”. Proprio per questo oggi insiste sull’importanza dello screening del tumore al colon retto, ricordando che “è il secondo tumore più mortale, ma il più curabile se diagnosticato in fase iniziale”. Un invito semplice e diretto: “Se hai 45 anni o più, parla con il tuo medico delle linee guida per lo screening”.

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