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“La decisione più sofferta”: Carlo Conti, 40 anni in Rai e il retroscena amaro

La scelta di lasciare L’Eredità per la famiglia

Uno dei momenti più delicati della sua carriera è stato infatti l’addio a L’Eredità, programma quotidiano che lo aveva reso uno dei volti più popolari della televisione italiana. “Lasciare L’Eredità, il programma quotidiano è quello che ti dà grande popolarità, che ti fa entrare tutti i giorni nelle case delle famiglie…” ha confessato. Una rinuncia che non ha nascosto essere stata dolorosa, perché significava mettere da parte la routine televisiva che gli garantiva visibilità costante e una popolarità capillare.


Ma quella decisione, racconta, è stata presa per una ragione più grande: la famiglia. “Una scelta che mi sono sentito di fare per dedicare maggior tempo alla famiglia”, ha spiegato, lasciando intravedere la consapevolezza che il successo non può essere l’unico metro di misura nella vita di un uomo. Un gesto che riflette l’equilibrio che ha sempre cercato di mantenere: non solo il conduttore rassicurante e impeccabile sullo schermo, ma anche il padre e il marito presente nella quotidianità.

Sanremo 2026 e il futuro della tv italiana

Tutto converge, oggi, verso il suo quinto Sanremo, che ha già annunciato sarà l’ultimo. “Sono convinto che 26 sia il numero giusto, ma all’ultimo Festival ho sforato: questa volta devo imparare a essere più severo e cattivo per togliere 4 canzoni: la scelta non mi fa dormire!”, confessa con l’ironia che lo contraddistingue. Sulla possibilità di avere Adriano Celentano all’Ariston, dopo le polemiche con Claudia Mori, ha commentato con misura: “A tutti piacerebbe averlo sul palco”.


Quanto al futuro, i riflettori si spostano su possibili eredi: si parla di Stefano De Martino, indicato da molti come il “nuovo Pippo Baudo”. Conti, però, è categorico: “Credo che di personaggi come Baudo, Corrado, Mike e Tortora non possano esserci eredi”. Una frase che suona come un monito: i giganti del passato non si replicano, ma la televisione deve continuare a cercare voci nuove. Eppure lui, con quella sua calma intramontabile, resta un punto fermo. Anche quando ammette: “No, mai. Zero. Non ci ho pensato a Sanremo, figuriamoci se ci penso ora… Non si possono guardare solo i numeri”. Una lezione rara, in un’epoca dove l’audience sembra essere l’unico metro di valore.

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