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“L’hanno rubato”. Orrore contro Nadia Toffa: l’appello disperato della madre

La Fondazione Nadia Toffa: un impegno che continua e cresce

Mentre la notizia del furto scuote la città e i tanti che continuano a voler bene a Nadia, la Fondazione Nadia Toffa Onlus prosegue il suo lavoro con una determinazione che rispecchia perfettamente lo spirito dell’ex inviata de Le Iene.

Nel corso dell’ultimo anno la Fondazione ha potenziato i suoi interventi, sostenendo progetti concreti, mirati e distribuiti in varie regioni italiane.
Tra le iniziative finanziate figurano:
la donazione di un sistema ecografico con neuronavigatore agli Spedali Civili di Brescia, fondamentale per individuare con maggiore precisione le neoplasie cerebrali;
l’acquisto di strumenti chirurgici e materiali per chemioterapia destinati agli ospedali di Livorno e Potenza;
contributi alla ricerca sulla biopsia liquida presso il San Raffaele di Milano;
sostegni economici a progetti innovativi basati sull’intelligenza artificiale applicata all’oncologia;
aiuti diretti alle comunità più vulnerabili, inclusi interventi nella Terra dei Fuochi;
supporto ai reparti oncologici pediatrici e nuove collaborazioni con istituti sanitari nazionali.

Cene solidali, eventi dedicati, raccolte fondi e iniziative territoriali hanno permesso di alimentare una rete che continua a crescere anno dopo anno.
Una rete che riflette i valori di Nadia, il suo modo di affrontare il mondo: senza paura, senza filtri, senza voltarsi mai dall’altra parte.

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Nadia Toffa: un’eredità che vive e continua a illuminare

Nadia aveva raccontato in prima persona la sua dura battaglia contro il tumore cerebrale, condividendo pubblicamente le fasi più difficili della malattia. Il suo libro “Fiorire d’inverno” rimane oggi una testimonianza dolorosa e luminosa allo stesso tempo.
La sua scomparsa nell’agosto del 2019, a soli 40 anni, ha lasciato un vuoto profondo in chi l’ha conosciuta o semplicemente seguita.

La madre continua a essere un punto fermo nel portare avanti l’eredità della figlia, ma questa volta si trova costretta a parlare non per celebrare un nuovo progetto, bensì per lanciare un appello disperato ma pieno di dignità.
Chi l’ha preso sappia che non si tratta di un oggetto prezioso, ma di un pezzo di memoria”, dice Margherita.
Un pezzo che non può essere venduto, barattato o nascosto.
Un pezzo che va riportato al suo posto, là dove ricorda cosa Nadia è stata e cosa continua a essere attraverso la Fondazione e le persone che credono nel suo esempio.

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