Nuove accuse e l’avvio di un secondo procedimento
La situazione si è ulteriormente aggravata a seguito della denuncia di una seconda donna, anch’essa ex compagna del giornalista, che ha dato il via a un nuovo procedimento penale per stalking e lesioni. La testimonianza in aula è stata particolarmente drammatica: “Mi ha dato uno schiaffo a piene mani che mi ha fatto cadere”, ha raccontato la donna, aggiungendo dettagli su episodi di privazione della libertà e ricorrenti atti persecutori.
La vittima ha riferito di aver subito attacchi di panico e una costante sensazione di pericolo, aggravata da messaggi minacciosi e telefonate anonime con minacce di morte. Particolarmente rilevante è la circostanza secondo cui alcune chiamate sarebbero partite da una utenza riconducibile alla Rai Radio Televisione spa, con il numero oscurato. La donna ha dichiarato: “Quando volevo scappare e lui mi ha chiusa a chiave”, sottolineando la gravità delle condizioni vissute. Il quadro che emerge è quello di una condotta sistematica di molestie e violenze, che ha spinto la Rai ad agire con fermezza e responsabilità.

Il contenzioso tra il giornalista e la Rai
Oltre agli aspetti penali, la vicenda ha assunto anche una rilevanza giuslavoristica. In seguito all’avvio delle indagini, la Rai aveva disposto una sospensione cautelare del giornalista, che però non comportava l’interruzione della retribuzione. L’ex vicedirettore aveva contestato il provvedimento, considerandolo un demansionamento e avviando una causa contro l’azienda per rivendicare i propri diritti professionali. La controversia si è protratta per mesi, in un clima di crescente tensione interna, fino all’intervento risolutivo dettato dalla sentenza di condanna e dall’avanzare del secondo procedimento penale. La Rai ha così proceduto al licenziamento per giusta causa, motivando la scelta con la necessità di tutelare l’integrità e la reputazione dell’azienda.
Il caso ha stimolato un ampio dibattito sulla responsabilità sociale dei personaggi pubblici e sulla necessità di garantire ambienti di lavoro sicuri e rispettosi. La Rai, con questa decisione, si è voluta porre come esempio di trasparenza e rigore, ribadendo l’importanza delle regole etiche e della tutela delle vittime di violenza. Le conseguenze si riflettono non solo nell’ambito giudiziario, ma anche nel rapporto tra media, pubblico e istituzioni. L’attenzione ora è rivolta agli sviluppi futuri dei procedimenti giudiziari, che continueranno a occupare la scena mediatica e a influenzare il dibattito sulla tutela dei diritti e sulla prevenzione delle condotte abusive. La storia invita a una riflessione più ampia sulle dinamiche di potere e sulle responsabilità di chi opera in contesti di grande visibilità.