Margot Sikabonyi svela come è diventata un’attrice
Margot Sikabongyi ha spiegato come è diventata attrice: «Accompagno una persona a un provino, esce un’assistente ai casting e mi chiede se parlo inglese. Dico sì e loro cercavano un’undicenne che parlasse inglese per un film. Io scopro che recitare mi viene super facile. Inizio a lavorare senza sosta, faccio I ragazzi del muretto, Ardena al cinema, Caro Maestro…». Quante cose ha fatto per la prima volta sui set invece che nella vita? «Il primo bacio, traumatico, l’ho dato in Caro Maestro 2. Mi trovo davanti un ragazzo che non conosco, il regista fa: azione, forza, dai, su con questo bacio, sbrigati. Io: pietrificata. Sul set, mi sono innamorata per la prima volta. Di Pietro Sermonti, nel Medico. Infatti, sono caduta su Sermonti pure nella vita: sei anni tormentati, sul set e fuori. Giravo scene romantiche quando avrei voluto dargli capocciate. E sono diventata madre prima sul set che nella vita». (continua a leggere dopo le foto)
Margot Sikabonyi, la Maria di ‘Un medico in famiglia’ si racconta: il trauma delle prime volte sul set
Tante volte è scappata spaventata dal successo: «La prima, a 18 anni, per studiare recitazione a Parigi e vedere se ero veramente un’attrice. Mi sono diplomata prima della classe, ho trovato un agente lì, mi sono innamorata di un francese, ma arriva Carlo Bixio, il produttore del Medico, mi dice che devo tornare, insiste, dice “una stagione e basta”, poi, le stagioni diventano due, tre… Al che, ero proprio depressa, amavo recitare ma sentivo falso tutto il mondo che c’era intorno. Dico: vado a salvare i delfini. Alle Hawaii, trovo una casetta sotto un albero di mango, inizio a surfare ed è una medicina: l’onda lava via i pensieri. Stavo così bene che ho pensato di tornare in Italia e lottare per il sogno di fare l’attrice senza rifare il Medico, ma quella era una macchina fortissima e ci ricasco. Poi, scappo a Vancouver. Anche lì: ho fatto una scuola di cinema, ero la prima della classe, avevo girato un film, ma arriva Bixio. In carne e ossa. Dico al preside: ci parli lei, gli spieghi che resto qua. Ma Bixio invita il preside in Italia, gli offre il volo, il viaggio… Niente, torno. Poi, quando incontro il futuro padre dei miei figli, dico basta e, per andarmene, purtroppo, ho dovuto litigare con tutti». Lontana dal personaggio di Maria è rinata: «Quando resto incinta, ero in tournée in teatro e capisco che tutte quelle emozioni in scena non erano compatibili con una gravidanza. Dico: Ok, faccio solo la mamma». (continua a leggere dopo le foto)
Oggi l’attrice ha pubblicato un libro per Cairo Editore
Per l’editore Cairo ha appena scritto «Lara vuole essere felice – Romanzo zen»: «Perché il mio percorso non è solo mio: tutti cerchiamo la luce, anche se non tutti lo sappiamo. Io ho fatto un viaggio lunghissimo di yoga, di meditazione, di silenzi, di psicoterapia, ho preso anche una laurea in Psicologia. Quella di Lara non è la mia storia, ma di una donna come tante che si è illusa di trovare il marito giusto, la tata giusta, ha fatto tutto giusto, ma tutto è crollato e si è dovuta chiedere cos’era giusto e inoltrarsi in un percorso per capire che va bene anche imperfetta, che non è importante fare tutto giusto, ma essere connessa a se stessa, al suo corpo e alla natura». Nel libro parla di angeli: «Questa storia degli angeli che ci aiutano l’avevo sentita varie volte e non ci avevo mai voluto credere: ho anch’io la mia mente razionale. Finché, nel mezzo del trauma della separazione, vivendo da sola in una Milano non mia con due bimbi, ho iniziato a entrare in chiesa, anche se non sono cattolica. Mi sedevo davanti alla Madonna, dicevo: tu hai sofferto, magari capisci la mia sofferenza. Ho iniziato a pregare senza sapere che stessi pregando, a mettermi in ginocchio perché non sapevo più stare in piedi. Una sera, uscita dalla chiesa, in cucina, ho sentito una presenza molto forte dietro di me. Mi viene da piangere a ricordarlo… Ho sentito un angelo che mi metteva le mani sulle spalle e mi proteggeva. Dopo, non sono più stata la stessa. Magari era la mia immaginazione, ma ha funzionato. Perché, se il solo pensiero ci fa stare bene, non possiamo pensare che gli angeli esistano? Li ho messi nel romanzo perché questo è un libro di luce e speranza, vorrei che chi lo legge possa sentire che, qualsiasi difficoltà stia affrontando, non è solo».