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“Nessuno sa come io sia ancora vivo”. Achille Costacurta e il racconto del suo gesto estremo

Il tentato suicidio: “Sette boccette di metadone, avevo solo 17 anni”

Il punto più drammatico della sua storia arriva con un gesto estremo. “Ho provato a togliermi la vita con sette boccette di metadone, l’equivalente di 40 grammi di eroina. Nessuno sa spiegarsi come io sia ancora vivo”. Aveva solo 17 anni, rinchiuso in un centro penale minorile a Parma, dopo un anno e sette mesi di detenzione. Era stato arrestato a 15 anni, quando gli trovarono due coltelli nell’armadietto a scuola. “Non volevo fare del male a nessuno”, spiega, “ero solo pieno di paranoie”. Parole che pesano come pietre, dette con la lucidità di chi ha toccato il fondo e sa di essere stato sull’orlo dell’abisso.

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Genitori, redenzione e il sogno di aiutare gli altri

Oggi Achille è cambiato. Niente più droghe, niente più bugie. “Sto bene e ho recuperato il rapporto con i miei genitori. Prima litigavamo ogni giorno, ora siamo uniti. Se torno tardi li chiamo”. Un legame ricucito, una famiglia ritrovata. Ma soprattutto, una nuova prospettiva. Achille non sogna il palcoscenico, la fama o i riflettori. Il suo sogno è aprire un centro per ragazzi con la sindrome di Down. “Aiutare gli altri mi fa sentire le farfalle nello stomaco”, dice, con una sincerità che spiazza. Perché a volte, la vera forza sta nel trasformare il dolore in qualcosa di buono.

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